Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Caso Eaton una bomba sociale per l'Isontino e bassa friulana, sarà lotta ad oltranza



In questo momento vi è un via vai significativo a difesa dei lavoratori della Eaton. E' anche vero che non è la prima volta che una fabbrica di simili dimensioni nell'Isontino vive una crisi profonda, pensiamo alla Detroit di Ronchi.
D'altronde la politica ha fatto poco o nulla per l'Isontino in materia occupazionale, un territorio che soffre una crisi sistemica perdurante, pesante, maglia nera in materia di occupazione del FVG e se poi si pensa ai neet, il quadro peggiora ulteriormente. Qui, nell'Isontino, si ha la consapevolezza  piena che se si perde il posto di lavoro si è nella merd più totale.

Alle Eaton son parecchi anni che si parla di crisi, vi è stato un calo di lavoratori pazzesco nel corso del tempo, si è dimezzata la forza lavoro nel giro di pochi anni per arrivare oggi a poco più di 150 e con l'indotto a poco più di 200 famiglie coinvolte. Una bomba sociale enorme tra l'Isontino e la bassa friulana. La comunicazione della proposta della chiusura del sito monfalconese non era attesa, visti anche gli ultimi investimenti importanti fatti in azienda. Si era a conoscenza di alcune problematicità ma nulla che lasciasse presagire il peggio. 
Certo, è anche vero che non si può escludere del tutto che questa sia una mossa aziendale per rivedere le posizioni dei propri dipendenti sfruttando gli strumenti legislativi che gli ultimi governi ci hanno regalato, dalla Legge Biagi/Maroni al Jobs Act, abbattere i costi del lavoro, ergo i diritti dei lavoratori, per evitare la delocalizzazione piena in Polonia od altrove. Una mossa infame, ma che non dovrebbe sorprendere, avrebbe un senso, un senso diabolico e reso possibile da chi ha in Italia messo a disposizione gli strumenti normativi per attuarlo questo maledetto senso. Così come è una responsabilità politica e sociale di chi ha condotto questo territorio ad una fase di debolezza estrema. In altre occasioni e circostanze una cosa del genere qui difficilmente si sarebbe verificata. 
Le responsabilità sono chiare e le multinazionali ragionano da capitalisti estremi, la loro etica è questa, numeri e bilanci prima, il resto poi. Muovono le loro fabbriche come pedine su una cartina di guerra, aprendo e chiudendo, dislocando e cancellando, beneficiando di contributi pubblici, sfruttandoli e poi dandoti il ben servito. 
La Eaton ha  conosciuto una storia di lotta importante,  stagioni di lotta che hanno lasciato il segno e questo lo si è capito subito. I lavoratori non hanno alcuna intenzione di cedere, vogliono lavoro e dignità, non ammortizzatori sociali. 
Lotteranno ad oltranza i lavoratori della Eaton, che conoscono quella fabbrica centimetro su centimetro che quando ti raccontando come realizzano le valvole ti sembra di vivere un film meraviglioso, perchè ogni singola valvola prodotta è un loro prodotto, le sentono loro quelle valvole, orgogliosi del loro lavoro, di quello che hanno "creato", e la solidarietà della comunità sarà fondamentale così come sarà necessario arrivare ad uno sciopero generale dell'Isontino per dare un segnale potente a chi pensa di poter fare dei lavoratori quello che si vuole. Ma i lavoratori non sono carne da macello.
Certo, è innegabile che la questione dovrà essere affrontata ben oltre i confini del mandamento, altrimenti non si andrà da nessuna parte, però dei segnali dal territorio devono arrivare, nessuna via è esclusiva, tante vie sono complementari, complementari per arrivare alla giusta  e condivisa soluzione. 

Marco Barone


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