La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Dal centenario della Triestina ai 110 anni dell'Inter



Quella che è stata in un certo senso la squadra d'Italia negli anni caldi, quando Trieste era contesa e non era ancora stata assegnata all'Italia, e quella che è la squadra nata sotto il segno ed il marchio dell'internazionalizzazione festeggeranno nel 2018 due importanti eventi.
Cent'anni per la Triestina, centodieci candeline per l'Inter.

La Triestina, anche se per molti è nata nel 1919, in realtà l'accordo preliminare che porterà alla sua nascita è del dicembre del 1918 dalla fusione delle squadre Trieste football club e Ponziana, nello storico caffè Battisti sito in viale XX settembre 43 e tale atto venne ratificato il 2 febbraio 1919.

Squadra d'Italia, nata non appena Trieste verrà conquistata, a prezzo enorme, dall'Italia, che si appresta a festeggiare un centenario in una città dove i sentimenti austronostalgici sono ancora forti, verrà collocata a Trieste l'ennesima statua dedicata ad esponenti dell'Impero, fatto più unico che raro, neanche a Vienna oserebbero tanto nel terzo millennio. 
Squadra d'Italia perchè verrà aiutata anche economicamente, non sarà un caso che conoscerà la massima Serie proprio quando Trieste ancora non si sapeva di che morte morire o vita rinascere, era nella zona grigia del Territorio Libero di Trieste mai compiuto, era governata dal Governo Militare Alleato, ed il suo declino inizierà  quando Trieste verrà assegnata all'Italia, perchè la Triestina non sarà più una causa nazionale e conoscerà da quel momento ben tre rinascite con periodi dolorosissimi pur giocando in uno stadio da Serie A ed in una città che merita la massima categoria.

Una squadra che è amata a Trieste non amata per la rivalità storica con il Friuli subito dopo la Bisiacaria,  passione che coinvolse emotivamente anche Umberto Saba a scrivere delle poesie.


Le cinque poesie sul calcio, che si aprono con il saluto ai rosso alabardati amati dai triestini e che si concluderanno con la gioia e la capriola del portiere della squadra che ha segnato, una gioia che si contrappone al dramma ed alla tristezza del portiere avversario, nascono all'interno della libreria di Umberto. Carletto, ovvero Carlo Cerne, era un grande appassionato di calcio, un gran tifoso della triestina. Il suo umore variava e mutava spesso in base ai risultati della triestina. Ora felice e gioioso ora triste ed in solitudine con i suoi pensieri sul perché della sconfitta. Umberto Saba è stato un grande, forse il più grande, studioso dell'animo triestino. Tramite i suoi versi è riuscito ad immortalare passioni, dolori, sentimenti, amori, che ben hanno espresso la realtà e la sensibilità di una intera comunità. Percependo quello stato umorale a dir poco variabile, quale quello del suo socio di libreria, Carletto, decise, Umberto, di andare direttamente nel luogo fonte di tante gocce di sentimenti, allo stadio. Ciò per capire il calcio, per capire il perché ed il come una semplice partita di calcio potesse condizionare in modo così determinate lo stato umorale del suo amico Carletto.


Quello stato umorale che in casa Inter è ben noto, è facile passare dalle stelle alle stalle nel giro di un niente, 40 punti senza perdere una partita rischiano di essere compromessi da quella batosta subita dal vento dell'Est, prime avvisaglie dal Pordenone e poi l'Udinese, non a caso l'inno dell'Inter parla di una squadra pazza, pazza Inter che non si può non amare, nata sotto il segno dell'internazionalizzazione. Se la Triestina nascerà in un caffè, e non poteva essere altrimenti nella città che è sempre stata legata al caffè, dal nero al capo in b, l'Inter invece in un ristorante milanese, la sera del 9 marzo del 1908, mai stata in serie B, sempre nella massima serie per completare quel suo spirito di globalizzazione ed internazionalizzazione con una dirigenza made in Oriente. Inter e Triestina, ponti per mondi diversi, uniti dal calcio, due compleanni storici e chissà che non si incontreranno per condividere questo magico momento che ha fatto la storia del nostro calcio.
Marco Barone 

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