A Lussino, salvate diverse tombe di cittadini italiani dall'oblio, ma c'è ancora molto da fare per il riconoscimento dei diritti della minoranza italiana

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Viene reso noto che a Lussino, grazie all'operato di alcuni cittadini sensibili alla salvaguardia della memoria storica ed identità dei luoghi, sono state salvate una trentina di tombe, esattamente ben 37, nel cimitero di San Martino, dall'oblio e dal degrado a cui erano destinate. I cittadini in questione, tramite la nota pagina facebook dedicata a Lussino hanno reso noto che grazie al finanziamento promosso dall'Università Popolare di Trieste, attraverso i fondi del MAECI Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale,hanno potuto  attivarsi per salvarle. Iniziativa di gran pregio che merita il giusto riconoscimento e gratitudine in un contesto dove la comunità degli italiani,con difficoltà , essendo anche gli italiani autoctoni  ridotti al minimo storico, cerca di attivarsi per quanto possibile anche tramite l'operato di singole individualità per la difesa della memoria storica. Una delle battaglie che stanno conducendo da anni ad esempio è il  r...

Trieste, dall'austronostalgia all'Italia raccontata solo dai monumenti fascisti





Quando a Ronchi venne inaugurata la piazza dedicata a Francesco Giuseppe, il vecchio dal grande baffo, che ha condotto l'Impero alla grande catastrofe, nel resto d'Italia la cosa non venne compresa. Eppure tutto ha una sua logica. Dalla piazza dedicata al terrorista per alcuni, eroi per altri, Oberdan, a Francesco Giuseppe passando per la piazza dell'Unità d'Italia il passo, che pur attraversa secoli, è breve. Lo stesso accade a Trieste, il porto di Vienna, la costola felice dell'Impero caduto. Una città dove non mancano i monumenti dedicati all'Impero, da Sissi, a Massimiliano, a Leopoldo I a Carlo VI. Ora si aggiungerà la statua di Maria Teresa d'Austria. Esteticamente alcuni la troveranno brutta, altri possente, robusta, come il suo Impero, tradizionale, come il suo essere ultra conservatrice.

Austronostalgia. Quando cammini nell'Italia del Sud è difficile incontrare  statue dedicate ai Borbone ad esempio, saranno molte le vie e le piazze dedicate alla monarchia, soprattutto ad Umberto I, ma anche ad altri reali e regine d'Italia. Cosa che a Trieste non succede. Così come immancabili saranno le statue dedicate a Garibaldi, simbolo dell'unità d'Italia ma anche di una dura repressione contro i contadini di alcune are del Sud. Non è difficile incontrare circoli dedicati a qualche re d'Italia, ma nessuno oggi realizzerebbe mai una statua, un monumento ai re d'Italia e neanche ai regni pregressi. A Trieste, invece, si può. Nonostante si sia all'interno di una Repubblica che non è omaggiata da alcun monumento. L'Italia, paradossalmente, a Trieste è raccontata attraverso i monumenti fascisti, dal faro della Vittoria, a quello dei caduti ai pennoni di Piazza Unità, ex Piazza Grande per rimanere in tema, dove ancora è visibile il fascio, intitolato agli Autieri caduti durante il primo conflitto mondiale, alla fontana di San Giusto, ad altre decine di interventi importanti dal punto di vista architettonico. Ma i monumenti che raccontano l'Italia sono fascisti. Ed è questa l'unica memoria che si vuole lasciare ai posteri? L'Italia raccontata da quel fascismo che ha devastato Trieste,che ha cercato di spezzare le sue radici slave per la supremazia assoluta di quelle latine e non solo?

Un non solo fatto di drammi e violenze inaudite? A Trieste di spazi dove realizzare monumenti o statue non ve ne sono poi rimasti tanti, i più tradizionali sono stati tutti occupati dall'austronostalgia. Sarebbe stato auspicabile realizzare un monumento moderno, che sapesse guardare al futuro e non ad un passato che qui non si riesce mai a mettere con consapevolezza in discussione. Altro che re, regine, imperatori ed imperatrici, la rivoluzione francese qui non ha insegnato nulla. Non dico che andrebbe fatto un monumento alla ghigliottina, che poi alla fine ha tagliato più teste di rivoluzionari che controrivoluzionari, ma alla pace tra i popoli, a quel ponte tra Oriente ed Occidente nel nome della fratellanza che Trieste dovrebbe avere sarebbe stato auspicabile e Ponterosso sarebbe stata la cornice ideale.

Marco Barone

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