Come è risaputo dal 1925, la città di Ronchi di Monfalcone, ha visto mutare il proprio nome in Ronchi dei Legionari, per la precisione il 2 novembre del 1925 con il Regio Decreto firmato da Rocco pubblicato nella G.U n° 283 del 5 dicembre 1925. Quest'anno pertanto ricorrono ben cent'anni da questa ricorrenza dovuta all'omaggio voluto dal fascismo per celebrare la presa di Fiume da parte di D'Annunzio che partì casualmente da Ronchi dopo aver dormito per qualche ora in una dimora nella vecchia via di Trieste. E come è ben risaputo nessun cittadino di Ronchi partecipò a quell’atto eversivo che ha subito la città di Fiume per 500 giorni con tutte le conseguenze che ne derivarono per i fiumani che nel 1924 scivolarono anche grazie a quel fatto storico e politico sotto il fascismo. Continuare a chiamare Ronchi "dei Legionari" come se appartenesse a chi mai ha appartenuto nel corso della sua storia, minandosi pertanto ogni identità storica del territorio, sarebbe co...
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Trieste, dall'austronostalgia all'Italia raccontata solo dai monumenti fascisti
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Quando a Ronchi venne inaugurata la piazza dedicata a Francesco Giuseppe, il vecchio dal grande baffo, che ha condotto l'Impero alla grande catastrofe, nel resto d'Italia la cosa non venne compresa. Eppure tutto ha una sua logica. Dalla piazza dedicata al terrorista per alcuni, eroi per altri, Oberdan, a Francesco Giuseppe passando per la piazza dell'Unità d'Italia il passo, che pur attraversa secoli, è breve. Lo stesso accade a Trieste, il porto di Vienna, la costola felice dell'Impero caduto. Una città dove non mancano i monumenti dedicati all'Impero, da Sissi, a Massimiliano, a Leopoldo I a Carlo VI. Ora si aggiungerà la statua di Maria Teresa d'Austria. Esteticamente alcuni la troveranno brutta, altri possente, robusta, come il suo Impero, tradizionale, come il suo essere ultra conservatrice.
Austronostalgia. Quando cammini nell'Italia del Sud è difficile incontrare statue dedicate ai Borbone ad esempio, saranno molte le vie e le piazze dedicate alla monarchia, soprattutto ad Umberto I, ma anche ad altri reali e regine d'Italia. Cosa che a Trieste non succede. Così come immancabili saranno le statue dedicate a Garibaldi, simbolo dell'unità d'Italia ma anche di una dura repressione contro i contadini di alcune are del Sud. Non è difficile incontrare circoli dedicati a qualche re d'Italia, ma nessuno oggi realizzerebbe mai una statua, un monumento ai re d'Italia e neanche ai regni pregressi. A Trieste, invece, si può. Nonostante si sia all'interno di una Repubblica che non è omaggiata da alcun monumento. L'Italia, paradossalmente, a Trieste è raccontata attraverso i monumenti fascisti, dal faro della Vittoria, a quello dei caduti ai pennoni di Piazza Unità, ex Piazza Grande per rimanere in tema, dove ancora è visibile il fascio, intitolato agli Autieri caduti durante il primo conflitto mondiale, alla fontana di San Giusto, ad altre decine di interventi importanti dal punto di vista architettonico. Ma i monumenti che raccontano l'Italia sono fascisti. Ed è questa l'unica memoria che si vuole lasciare ai posteri? L'Italia raccontata da quel fascismo che ha devastato Trieste,che ha cercato di spezzare le sue radici slave per la supremazia assoluta di quelle latine e non solo?
Un non solo fatto di drammi e violenze inaudite? A Trieste di spazi dove realizzare monumenti o statue non ve ne sono poi rimasti tanti, i più tradizionali sono stati tutti occupati dall'austronostalgia. Sarebbe stato auspicabile realizzare un monumento moderno, che sapesse guardare al futuro e non ad un passato che qui non si riesce mai a mettere con consapevolezza in discussione. Altro che re, regine, imperatori ed imperatrici, la rivoluzione francese qui non ha insegnato nulla. Non dico che andrebbe fatto un monumento alla ghigliottina, che poi alla fine ha tagliato più teste di rivoluzionari che controrivoluzionari, ma alla pace tra i popoli, a quel ponte tra Oriente ed Occidente nel nome della fratellanza che Trieste dovrebbe avere sarebbe stato auspicabile e Ponterosso sarebbe stata la cornice ideale.
Come calcolare capienza di una piazza durante manifestazione? La matematica non è una opinione qualcuno disse... 1) per un calcolo della superficie e della capienza, il limite preso di misura è un numero di 4 persone/mq, 2) Piazza del Popolo ha una metratura di di 17.100 mq con una capienza massima e teorica di 68.400 ; 3) Piazza san Giovanni ha una superficie di 39.100 mq, con una capienza totale, quindi, di 156.000 persone. Direi che è arrivato il momento di non dare più i numeri... Marco B. MANIFESTARE A ROMA, QUANDO I PARTITI DANNO I 'NUMERI' - La fisica, con il principio della impenetrabilità dei solidi, insegna che due oggetti non possono occupare lo stesso spazio. Eppure c'é chi ritiene che questo classico teorema non si applichi alle persone, soprattutto se convocate in un determinato luogo ad esprimere pubblicamente la loro opinione politica. Fuor di metafora: quando si tratta di conteggiare i partecipanti alle manifestazioni, i partiti "danno i numeri"...
Il 13 novembre in tutto il mondo si celebra la Giornata Mondiale della Gentilezza, nata da una conferenza del 1997 a Tokyo e introdotta in Italia dal 2000. Per questa propongo una storia per le classi di scuola primaria. La storia che segue, ambientata a Trieste, ha per protagonisti tre supereroi ed una nonna, Rosellina. Il disegno è stato fatto in una classe di una scuola dove la storia è stata letta. mb I tre supereroi e la nonnina Rosellina C’era una volta, anzi no. C’erano una volta tre supereroi. Avete presente quelli con i super poteri che si vedono nei film? Nei cartoni animati? Nei fumetti? Sì, proprio loro. E si trovavano in una bellissima città italiana, Trieste. Non erano mai stati prima a Trieste. Rimasero stupiti nel vedere quanto era lungo il molo sul mare, e quanto era enorme la piazza con due alberi di due navi dove sventolavano le bandiere, ogni tanto. Dopo essersi fatti un selfie sul molo Audace che è costruito sui resti di una vecch...
Trieste, Triest, o Trst, Udine, Udin, Weiden o Viden. Due città distanti poco meno di 100 km. Con una cultura profonda, una storia complessa, che ancora oggi divide. Due città capoluogo di due regioni differenti, con identità differenti, il Friuli, Udine, la Venezia Giulia, Trieste per fondersi e confondersi con una mescolanza spesso mal digerita nell'unità del Friuli Venezia Giulia senza più alcun trattino divisore passando dal cuscinetto della Bisiacaria. Nonostante nel complesso si sia in una regione poco più piccola della sola provincia di Bari per popolazione. La sua area è pari a 7.924 km² cioè di poco superiore alla provincia di Sassari o Torino o Cosenza o Bolzano ad esempio. Ma con o senza trattino la divisione e la rivalità tra queste due città esiste, persiste e resiste. Dai dileggi, ai giochi, dallo sport, dal basket al calcio, a tutto ciò che può portare alla rivalità. Due bellezze contrapposte se non opposte, dalla bora di Trieste all'eleganza di Udine, ...
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