Trasformare la casa natale di Tina Modotti, nel museo Tina Modotti, può essere una grande opportunità per Udine

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Tina Modotti è probabilmente più apprezzata all'estero che in Friuli. Semplicemente è a dir poco sconcertante che non esista praticamente quasi nulla dedicato a lei. C'è una sala dedicata a Tina Modotti in città, c'è un punto Modotti, che ospita dei quadri di artisti locali, a pochi passi dalla casa natale di Tina Modotti che è cercata più dai messicani, sudamericani che altro. Eppure in quella via affascinante a pochi minuti a piedi dal centro di Udine, in via Pracchiuso 89, c'è la casa natale di Tina, dove sorge una targa con le parole di Neruda che ne ricordano l'essenza. La facciata della casa è stata recentemente restaurata e l'edificio ospita l’asilo notturno “Il Fogolâr”   inaugurato il 4 settembre del 2006  ed ospita le persone senzatetto  ed è gestito dalla Caritas. All'interno vi si trovano delle stampe e copie di alcune fotografie di Tina. Sarebbe il minimo sindacale pretendere di trasformare la casa natale di Tina Modotti in un museo che possa ac...

Nelle scuole è caos nessuna liberatoria è più valida per l’uscita degli alunni minorenni. Perchè solo ora questa "svolta"?

In Italia, da quando vi è stata la nota ordinanza della Cassazione del 19 settembre 2017 si è aperta una voragine importante. Ciò seppur la Cassazione in questione ha trattato un caso particolare, ovvero una scuola si era assunta una responsabilità in più, prevedendola per iscritto nel suo regolamento d’istituto, in materia di vigilanza degli studenti con le conseguenze ben note che ne sono derivate in un caso tragico. La morte dello studente in questione si è verificata sì fuori dall’edificio scolastico, all’atto della salita sull’autobus ma non era stata predisposta alcuna vigilanza da parte della scuola, contrariamente da come aveva di sua libera iniziativa previsto, senza che vi fosse alcuna prescrizione imposta in tal senso. Dunque un caso specifico, particolare e che non ha nulla da condividere con quel caos che ora si sta affermando nelle scuole soprattutto nei confronti dei minori fino a 14 anni. E' un principio consolidato da anni quello secondo cui dall’iscrizione alla scuola, deriva, a carico di essa, l’obbligazione di vigilare sulla sicurezza e l’incolumità dell’allievo nel tempo in cui questi fruisce della prestazione scolastica in tutte le sue manifestazioni. Tra questi c’è anche l’obbligo di vigilare sull’idoneità dei luoghi, predisponendo gli accorgimenti necessari in conseguenza del loro stato.  
Vi è una giurisprudenza ventennale e più abbastanza chiara sulle responsabilità della scuola in materia di vigilanza. Ma non si capisce perché solo ora, dopo decenni od anni in cui in quasi tutte le scuole italiane determinati precetti non sono stati rispettati, adesso si cambia in modo rigido e radicalmente strada. Si stava sbagliando prima accettando le liberatorie o si sta sbagliando ora? Perché prima andava tutto bene, i minori potevano andare via da scuola da soli, perché la liberatoria poteva essere accettata ed oggi invece no? La materia è complessa. Ad esempio con quale criterio si può decidere se l’alunno è maturo? Basta la sola età anagrafica? Il limite dei 14 anni? Perché possa eventualmente essere autorizzato ad uscire da solo da scuola? Ovviamente no, devono essere compiute una serie di valutazioni ma che non possono cadere esclusivamente sulle spalle del personale scolastico e neanche su quelle della scuola ed è per questo che la materia considerata necessita assolutamente di una disciplina organica e condivisa e sono necessarie delle linee guida del MIUR quanto prima. Così come, per come la vedo io, nessuna liberatoria potrà mai esonerare la scuola dalle sue responsabilità fino a quando lo studente minore è affidato a questa.  
Nel frattempo si potrebbe pensare a rinforzare, lì ove necessario e possibile, il servizio pubblico di trasporto per gli studenti, ovviamente servirebbe un chiaro aiuto economico da parte dello Stato o delle Regioni, perché i Comuni non hanno le risorse per soddisfare neanche più queste esigenze basilari o tutto ciò che è straordinariamente extra. 

Marco Barone 





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