Nelle prime ore del 7 novembre, a 99 anni dalla rivoluzione di ottobre, a Monfalcone non si canterà né l'internazionale, né alcun canto comunista o socialista.
Per essere un turno di ballottaggio si è registrata, per la seconda volta, la vittoria dell'astensione. La destra a matrice leghista non ha il 60% dei voti dell'intero corpo elettorale, ma del 51% circa di chi si è recato alle urne. E sono due cose diverse. Ancora una volta una democrazia rappresentativa debole, che non appassiona più, e questo è un problema enorme. Non ha perso la sinistra a Monfalcone, ma un modo sbandato di concepire la sinistra. L'errore degli errori è ben noto, il tradimento della questione morale sull'amianto. Non ci si costituisce parte civile in un processo per soldi, ma per una questione morale e ritirarla il giorno prima della sentenza è una cosa che a Monfalcone ha pesato tantissimo, che non poteva essere perdonata e che peserà per sempre, e non poteva che essere così. I fattori della sconfitta sono molteplici, il principale sicuramente è stato questo, ma a ciò si aggiunge l'insostenibilità di qualsiasi alleanza con un PD odiato tanto a sinistra, quella reale, che a destra, per i disastri che realizza a livello politico regionale e nazionale, così come anche il modus con cui è stata condotta la campagna in sede di ballottaggio. Scaricare la giunta, fare intendere che la prossima volta si nomineranno assessori competenti, perchè si guarderanno le competenze, come se oggi fossero stati incompetenti quelli che hanno governato, (questo è quello che almeno si è percepito) prendendo a schiaffi indirettamente politicamente anche alcuni propri alleati, avere una sorta di tutore politico, muoversi in via tardiva sulla Fincantieri con l'aiutino della Presidente della Regione, per niente amata da queste parti, non sembra essere stata una buona mossa. E' stata presentata come la lotta tra il bene ed il male, una sorta di americanizzazione del duello, ma i monfalconesi non sembrano proprio aver concepito questo scontro in tal modo, la prova è data dall'astensione. A Monfalcone così come a Codroipo, a Trieste, diverso il caso di Ronchi, ci sono i segnali di cosa si prospetta in futuro in regione ma anche a livello nazionale. Il M5S in via generale ma anche nel locale, come continua a dimostrare il quadro sussistente, sono più funzionali a far perdere la sinistra(?) che la destra, salvo quelle poche volte che non vincono loro. La rimonta in salsa bisiaca è fallita e non poteva che fallire ed è fallita in prossimità di una ricorrenza simbolicamente importante, che ciò sia da lezione, si chiude un ciclo, si aprono diverse strade, ma perseverare nelle alleanze, nei rapporti e nelle scelte del passato significherà solamente masochismo politico. Serve coraggio, ritornare alla vecchia identità, anche se ora certe scelte non pagheranno ma si deve guardare a lungo. Intanto vediamo cosa combinerà la destra a Monfalcone, come risolverà i problemi con Fincantieri, od alzerà la voce, quante ordinanze alla destra triestina verranno emesse, il contatore è già pronto, quanta gente "autoctona" ritornerà per le strade di Monfalcone. Siamo proprio curiosi di vedere all'opera questa destra, ma non si rimarrà mica solo a guardare.
Marco Barone
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