Chiamare ancora oggi Ronchi "dei Legionari" sarebbe come chiamare Latina, Littoria

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Come è risaputo dal 1925, la città di Ronchi di Monfalcone, ha visto mutare il proprio nome in Ronchi dei Legionari, per la precisione il 2 novembre del 1925 con il Regio Decreto firmato da Rocco pubblicato nella G.U n° 283 del 5 dicembre 1925. Quest'anno pertanto ricorrono ben cent'anni da questa ricorrenza dovuta all'omaggio voluto dal fascismo per celebrare la presa di Fiume da parte di D'Annunzio che partì casualmente da Ronchi dopo aver dormito per qualche ora in una dimora nella vecchia via di Trieste. E come è ben risaputo nessun cittadino di Ronchi partecipò a quell’atto eversivo che ha subito la città di Fiume per 500 giorni con tutte le conseguenze che ne derivarono per i fiumani che nel 1924 scivolarono anche grazie a quel fatto storico e politico sotto il fascismo. Continuare a chiamare Ronchi "dei Legionari" come se appartenesse a chi mai ha appartenuto nel corso della sua storia, minandosi pertanto ogni identità storica del territorio, sarebbe co...

Il bavaglio alla stampa vi è sempre stato

Quale equilibrio sostenibile, è mai possibile, tra la libertà d'informazione in un sistema ove la libertà di stampa è condizionata dal capitale privato?
Non è dato sapere. 
In Italia e non solo in Italia la libertà d'informazione è ridotta ai minimi termini, perchè il sistema dei media, che non mediano più un bel nulla, ma governano l'orientamento dell'opinione pubblica, in via generale, quello che conta, quello che determina la notizia, quello che decide cosa debba o non debba essere notizia, risponde ad interessi economici, e politici ben chiari. 
Dovrebbe esistere un sistema di equilibrio, garantire lo stesso spazio, lo stesso peso, come minimo ai due opposti. Ma così non è, e così mai è stato, e così mai sarà. Il tutto è rimesso al buon senso di chi dirige un giornale, ed alla correttezza di chi vi lavora. Ma questo può bastare? No. Perché è chi mette i capitali che decide la linea sulle grandi questioni. Come è normale che sia.
La stampa ha il potere di distruggere la vita di una persona, ma anche di tutelare la democrazia. Il problema è che il vero giornalismo, quello con le palle si direbbe, si dovrebbe scontrare con sistemi di poteri importanti, dovrebbe avere la volontà di andare contro. Dovrebbe essere libero, libero di scrivere. Ma come può essere libero ciò che opera in un contesto non libero e condizionato da ovvi e specifici e particolari interessi?
Andare contro per la libertà di opinione, per aiutare la formazione dei processi di consapevolezza critica, favorire la ragione e non la politica della pancia.
Oggi, a causa della concorrenza spietata, esiste una brutalità enorme. Alla cautela si preferisce, spesso, l'azzardo. 
E non sempre l'azzardo è sintomo di qualificazione, di qualità, di sana informazione. Colpa anche della frenesia, della rete indomabile, a cui si cerca di estendere la regolamentazione sussistente nel mondo del canonico giornalismo, ma senza successo, perchè sono due mondi forse complementari, ma anche concorrenziali, diversi se non opposti, per alcuni aspetti.
E comunque se una notizia emersa in rete  non viene ripresa dalla stampa conterà poco o nulla. Insomma il bavaglio alla libertà di stampa vi è sempre stato, perchè la stampa è nata con il bavaglio in un sistema ingiusto e spietato.

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