A Ronchi e Monfalcone il
23 ottobre è sempre più vicino, e questo lo si capisce da alcune
opere di manutenzione che sono in corso. Quello
che dovrebbe essere ordinario, spesso diviene straordinario, come
quando arriva il Presidente della Repubblica.
Magari si tratterà di una coincidenza,
chissà. A parer mio sarebbe stata cosa buona e giusta, dopo la naturale scadenza del mandato elettorale, e vista la questione del referendum fusionista, fallito in modo clamoroso, avviare il commissariamento dei rispettivi Comuni e stabilire una data ritenuta giusta, equilibrata.
Una data così
ravvicinata mina diverse prerogative partecipative democratiche.
Avranno la strada in discesa le forze politiche più strutturate,
quelle minori o che nascono dal basso, per ovvietà, dovranno scalare una montagna di
difficoltà incredibili. Dunque già in partenza emergono delle gravi disparità.
Ma confrontandomi con
tanti concittadini emerge una sola questione, ovvero la
preoccupazione. Si è preoccupati per il futuro della propria città,
visto che ad oggi non è emersa una sola riga programmatica, una
mezza virgola su quale debba essere l'idea di Ronchi o Monfalcone che
si voglia proporre alla comunità. Da un certo punto di vista ciò è comprensibile, visto come funzionano gli schemi della politica. Prima il contenitore, poi i contenuti. Prevarrà l'usato sicuro o si affermerà un ribaltamento? Nel nome di che cosa? A Monfalcone il
rischio ballottaggio è elevato, a Ronchi questo rischio non vi
potrà essere perché non si andrà al ballottaggio. Tra i due
litiganti prevarrà una terza soggettività che romperà gli schemi
classici e diventati oramai obsoleti? Venendo alla situazione
di Ronchi ad oggi è una via di mezzo tra un piccola cittadina
divenuta “dormitorio” con una marea di case sfitte, e luogo dove si vorrebbe fare tanto, tra la
nostalgia dei fasti di un tempo e la ricerca di nuove vie che possano
dare a questa bella località un minimo di sana vitalità. Vitalità
che deve passare anche attraverso la bellezza, la cura dei luoghi, l'accoglienza, la cultura, l'ambiente, il lavoro, il contrasto alle speculazioni edilizie, alle cattedrali nel deserto, per
divenire attraente per rimettere in moto la propria economia ed
ambiente sociale.
A Monfalcone il problema dei problemi sarà quale rapporto si vorrà instaurare con i cantieri, e se dunque Monfalcone dovrà continuare ad essere la città dei cantieri, od i cantieri saranno di Monfalcone. Quali le priorità programmatiche per una nuova
Ronchi e Monfalcone? Sono tante le questioni da affrontare, discutere, su cui
confrontarsi. Ma il tempo è breve, brevissimo e si rischia di
affrontare il tutto con estrema superficialità per dare priorità
alla guerra tra fazioni politiche o personali, ed in questo momento in via generale pare prevalere la politica dei nomi, degli accordi per tutto
ma non per le rispettive città. Ci sarà il tempo giusto, adeguato, per esporre e criticare i contenuti dopo aver creato il contenitore? E' nella consapevolezza della sussistenza di questo quadro che ci si deve muovere. Cosa decideranno i cittadini lo scopriremo presto,
l'unica cosa certa è che mai quanto questa tornata elettorale del 23
ottobre, emergerà un distacco ed un disinteressamento che dovrà
tutti spingere alla seria riflessione. Eppur qualcuno dovrà anche
andare a governare, anche se un noto tormentone estivo dice andiamo a
comandare. Ma qui da comandare non vi è un bel nulla, da governare
vi è praticamente tutto.
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