La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Ad oggi la "corsa per Gorizia" pare essere più vicina alla disfatta di Caporetto



Lo shock culturale e politico che auspicavo per Gorizia, al momento, pare essere utopistico. Leggendo la corsa dei nomi per Gorizia devo dire che si va in modo ostinato contro quello shock che era ed è vivamente auspicabile da tutti quelli che non ne possono più dell'esistente moribondo. Un filo di continuità con il passato, quel passato che non è stato utile per risollevare questa città che ha perso ogni ruolo di rilevanza politica sia nella nostra regione che in Italia. Una città che si accontenterà di essere la capofila di una piccolissima UTI, quale quella della destra Isonzo. Piccolo feudo da governare, piccola fortezza da proteggere, ma da cosa? Ha ragione Maurizio Cattaruzza quando scrive, a proposito delle elezioni di Gorizia, che da "qui a maggio la strada è lunga, quanti candidati si bruceranno? Basta un soffio di vento (o un’ambulanza in più) per vedere all’improvviso un altro film". L'unico nome, al momento, che mi piace è quello che non è stato ancora fatto. Non mi sorprende tanto che "orfanelli", come li ha definiti il Piccolo, od altri cercano di dare continuità al loro passato, magari con una veste diversa, perché tanto la coerenza non è più virtù di questo secolo, ma il passato non si dimentica, determinate scelte, modi di fare, su singole o più questioni non verranno dimenticate.

Quello che è stato è stato, ma non verrà dimenticato. La coerenza e l'affidabilità prima di tutto. Governare una città, governare una Regione, governare un Paese è una cosa complessa, difficile ed articolata. La politica non deve essere una professione, la politica è tutela del bene comune, ed il bene comune deve prevalere sempre sull'interesse personale e particolare. Tutti i cittadini devono avere il diritto ed il dovere di esercitare un ruolo di “rappresentanza”, questo non può essere solo esclusività di poche persone. Altrimenti non sarebbe più politica, democrazia e libertà, ma personalismo, quello che giorno dopo giorno manda in rovina il nostro non più Bel Paese. E non è neanche una questione generazionale o di esperienza. Ho conosciuto, anche a Gorizia, persone di età avanzata con uno spessore umano e politico che oggi si intravede solo con un telescopio nelle generazioni moderne. Delle eccezioni esistono, ed è a queste eccezioni che bisogna dare fiducia. L'esperienza la si matura sul campo, la politica non è una professione a vita. Ma quali contenuti e programmi?

Quale idea di città? In gran parte non è dato sapere, ma la griglia di partenza è quasi pronta anche se vi sono ancora dei tentennamenti, e vi è ancora chi deve fare il giro di qualificazione. Ma questa gara rischia di non entusiasmare. 

Purtroppo, Gorizia, in questo momento rispecchia la situazione politica sussistente in Italia. Se queste saranno le alternative all'esistente, è facile immaginare una grande astensione nel momento del voto, salvo, ovviamente, l'operato delle truppe che seguiranno i propri fedelissimi capi. Però, è anche vero che Gorizia, paradossalmente e nonostante alcuni segnali facciano intendere il contrario, ha tutte le potenzialità per andare controtendenza rispetto a quanto accade, ad esempio, a Trieste o Pordenone. Esistono le condizioni per una formidabile rottura con il passato. Se Gorizia vuole cambiare aria, vuole diventare una città con un ruolo, vuole essere altro, o semplicemente città, rispetto al nulla che oggi rappresenta, se vuole battersi per riconquistare l'unità di quel territorio che è stato in modo becero frammentato, deve cambiare radicalmente pagina. Delle indicazioni, in tal senso, ci sono. Ed arrivano proprio da chi il nome del candidato Sindaco ancora, e giustamente, ha deciso di non bruciarlo nel caldo estivo. Perché prima si deve parlare dei contenuti, prima si deve parlare dei programmi, prima si deve parlare di che cosa deve vivere o morire questa città, che si appresta a "celebrare" il centenario della sua prima presa da parte dell'Italia, ma paradossalmente se le cose persevereranno sulla errata via viene da pensare che il 2017 è anche il centenario di Caporetto, e della perdita di Gorizia. Ecco, evitiamo che queste elezioni possano essere la Caporetto di Gorizia, perché questa è una delle ultime chance che la città ha per salvarsi, il tempo a disposizione è ancora poco.

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