A Lussino, salvate diverse tombe di cittadini italiani dall'oblio, ma c'è ancora molto da fare per il riconoscimento dei diritti della minoranza italiana

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Viene reso noto che a Lussino, grazie all'operato di alcuni cittadini sensibili alla salvaguardia della memoria storica ed identità dei luoghi, sono state salvate una trentina di tombe, esattamente ben 37, nel cimitero di San Martino, dall'oblio e dal degrado a cui erano destinate. I cittadini in questione, tramite la nota pagina facebook dedicata a Lussino hanno reso noto che grazie al finanziamento promosso dall'Università Popolare di Trieste, attraverso i fondi del MAECI Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale,hanno potuto  attivarsi per salvarle. Iniziativa di gran pregio che merita il giusto riconoscimento e gratitudine in un contesto dove la comunità degli italiani,con difficoltà , essendo anche gli italiani autoctoni  ridotti al minimo storico, cerca di attivarsi per quanto possibile anche tramite l'operato di singole individualità per la difesa della memoria storica. Una delle battaglie che stanno conducendo da anni ad esempio è il  r...

Dalla scazzottata tra richiedenti asilo di Gorizia ai fatti dell'Isonzo nella valle dei bla bla bla


Non poteva essere altrimenti. Episodi isolati, certamente deprecabili, ma isolati, tra alcuni richiedenti asilo che vengono alle mani, scatenano il via libera alle solite urla, oramai destinate a perdersi in quella che mi piace chiamare la valle dei bla bla bla. Dovrebbero lor signori, o non signori, preoccuparsi di cose più serie, allarmarsi su cose più serie, che strapparsi i capelli per una banale scazzottata tra persone. Non ho notato le stesse indignazioni ed urla quando è stato accertato che la 'ndrangheta esiste in questo territorio, e consentitemi di ribadirlo anche in questa sede, la 'ndrangheta mi pare una cosa più seria e problematica di una banale scazzottata tra persone, che siano o non siano richiedenti asilo poco importa.  Induce invece alla riflessione quanto denunciato sulla vicenda dell'Isonzo. Una cinquantina di richiedenti asilo si recano in loco, come fanno sempre, ed ancor di più in queste giornate afose, per tutti, e lavano i capi nel fiume, urlano, senza rispetto alcuno per il luogo e per le persone che lì vi sono, tanto che, in base a quello che è stato denunciato, la situazione rischiava di degenerare. Il problema? 
Certamente maleducazione, o mancata comprensione delle regole minime di reciproca convivenza, ma anche incomunicabilità. 
Cosa che può accomunare e spesso accomuna più gli italiani o qualche gruppo di turisti che i richiedenti asilo, ma il punto è che sono i richiedenti asilo ad essere coinvolti e sono coloro che da mesi nel goriziano sono nell'occhio del ciclone per tutta quella serie di motivi ben noti all'opinione pubblica. E' da sempre che rimarco una questione. 
A parer mio, i richiedenti asilo, fin dal primo inserimento in Italia, devono frequentare corsi obbligatori di italiano, devono andare a scuola, con percorsi differenziati in base al tipo basilare di istruzione in loro possesso. 
La conoscenza della lingua è fondamentale e non solo della lingua. L'integrazione deve passare attraverso l'istruzione. Ed il nostro sistema è stato letteralmente catastrofico in tal senso. Se non si conosce la lingua, se non si conosce l'abc sussistente in Italia, se non si ha un minimo di istruzione, come potrà mai esserci integrazione minima?
Eppure ciò potrebbe essere anche una grande fonte occupazionale e non solo.
Noi viviamo in una situazione sociale molto tesa, con la disoccupazione a livelli impressionanti, con un degrado sociale e culturale significativo e dove la politica della pancia prevale su quella della ragione e del buon senso. Ovviamente vi è chi, in modo ignobile, vi specula su ciò, portando l'acqua dell'intolleranza verso il proprio destro mulino. L'accoglienza umanitaria è un dovere ed un diritto, ma affinché vi possa essere integrazione, che non può passare sempre per le vie dell'abusato sistema del volontariato, ma che deve passare per le vie Istituzionali, vi deve essere Istruzione. Anche perché queste persone, come è noto a tutti, nella maggior parte dei casi, non hanno un ben nulla da fare. Non perché non vogliono, ma perché non sono nelle condizioni di poter fare nulla. E se vanno al fiume sono un problema, e se vanno ai giardini sono un problema, e se si collegano ad internet per le strade di Gorizia sono uno problema, e se respirano sono un problema, e se fanno del volontariato sono un problema, e che diamine. 
Questi piccoli episodi di quotidianità devono spingere ad agire, perché se continuiamo su questa strada, la prossima scazzottata non sarà una banalità, se continuiamo su questa strada ci sarà ben altro da commentare. 

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