Lo spirito di solidarietà del Friuli

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  Dopo la tempesta, potente, imprevista, sconvolgente, la classica quiete, che sa di beffa. Il sole, il silenzio, il rumore di chi spala fango, di chi si è attivato senza battere ciglio per aiutare. Subito. Solidarietà. Così è stato nei periodi delle grandi tragedie e drammi che hanno colpito questa piccola fetta di terra d'Europa. Che ha conosciuto due guerre mondiali, con il Friuli non spettatore, ma suo malgrado, attore. Così è stato con eventi diabolici, come la tragedia del Vajont, così come è stato con il terremoto del 1976. Una terra che non cerca di compiacersi, che non ha bisogno di sentirsi dire quanto siamo bravi o più fighi o meno fighi degli altri. Si va oltre, si va avanti, insieme. Il dolore delle vite sottratte cinicamente da questo mondo è e rimarrà vivo, ma la forza di rialzarsi in breve tempo, senza perdere tempo in giustificati lamenti, che questa terra continua a dimostrare, generazione dopo generazione, è più unica che rara. Il sole splende lì dove una frana h...

Dalla scazzottata tra richiedenti asilo di Gorizia ai fatti dell'Isonzo nella valle dei bla bla bla


Non poteva essere altrimenti. Episodi isolati, certamente deprecabili, ma isolati, tra alcuni richiedenti asilo che vengono alle mani, scatenano il via libera alle solite urla, oramai destinate a perdersi in quella che mi piace chiamare la valle dei bla bla bla. Dovrebbero lor signori, o non signori, preoccuparsi di cose più serie, allarmarsi su cose più serie, che strapparsi i capelli per una banale scazzottata tra persone. Non ho notato le stesse indignazioni ed urla quando è stato accertato che la 'ndrangheta esiste in questo territorio, e consentitemi di ribadirlo anche in questa sede, la 'ndrangheta mi pare una cosa più seria e problematica di una banale scazzottata tra persone, che siano o non siano richiedenti asilo poco importa.  Induce invece alla riflessione quanto denunciato sulla vicenda dell'Isonzo. Una cinquantina di richiedenti asilo si recano in loco, come fanno sempre, ed ancor di più in queste giornate afose, per tutti, e lavano i capi nel fiume, urlano, senza rispetto alcuno per il luogo e per le persone che lì vi sono, tanto che, in base a quello che è stato denunciato, la situazione rischiava di degenerare. Il problema? 
Certamente maleducazione, o mancata comprensione delle regole minime di reciproca convivenza, ma anche incomunicabilità. 
Cosa che può accomunare e spesso accomuna più gli italiani o qualche gruppo di turisti che i richiedenti asilo, ma il punto è che sono i richiedenti asilo ad essere coinvolti e sono coloro che da mesi nel goriziano sono nell'occhio del ciclone per tutta quella serie di motivi ben noti all'opinione pubblica. E' da sempre che rimarco una questione. 
A parer mio, i richiedenti asilo, fin dal primo inserimento in Italia, devono frequentare corsi obbligatori di italiano, devono andare a scuola, con percorsi differenziati in base al tipo basilare di istruzione in loro possesso. 
La conoscenza della lingua è fondamentale e non solo della lingua. L'integrazione deve passare attraverso l'istruzione. Ed il nostro sistema è stato letteralmente catastrofico in tal senso. Se non si conosce la lingua, se non si conosce l'abc sussistente in Italia, se non si ha un minimo di istruzione, come potrà mai esserci integrazione minima?
Eppure ciò potrebbe essere anche una grande fonte occupazionale e non solo.
Noi viviamo in una situazione sociale molto tesa, con la disoccupazione a livelli impressionanti, con un degrado sociale e culturale significativo e dove la politica della pancia prevale su quella della ragione e del buon senso. Ovviamente vi è chi, in modo ignobile, vi specula su ciò, portando l'acqua dell'intolleranza verso il proprio destro mulino. L'accoglienza umanitaria è un dovere ed un diritto, ma affinché vi possa essere integrazione, che non può passare sempre per le vie dell'abusato sistema del volontariato, ma che deve passare per le vie Istituzionali, vi deve essere Istruzione. Anche perché queste persone, come è noto a tutti, nella maggior parte dei casi, non hanno un ben nulla da fare. Non perché non vogliono, ma perché non sono nelle condizioni di poter fare nulla. E se vanno al fiume sono un problema, e se vanno ai giardini sono un problema, e se si collegano ad internet per le strade di Gorizia sono uno problema, e se respirano sono un problema, e se fanno del volontariato sono un problema, e che diamine. 
Questi piccoli episodi di quotidianità devono spingere ad agire, perché se continuiamo su questa strada, la prossima scazzottata non sarà una banalità, se continuiamo su questa strada ci sarà ben altro da commentare. 

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