Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Gorizia "attenzionata" dal mondo dei servizi segreti e l'incontro con il Generale Mori


Ultimamente a Gorizia si sono svolte delle iniziative singolari e molto partecipate. 
Nel 2015 i "Servizi Segreti" hanno incontrato gli studenti del corso di laurea di Scienze Internazionali e Diplomatiche. Come è noto da qualche tempo il Sistema di informazione per la sicurezza pubblica ha avviato un reclutamento innovativo per l'Italia, non per altri Paesi, tramite internet. Poi vi è stata una lezione della NATO che ha coinvolto sempre studenti goriziani con simulazioni su determinati casi, ed a fine aprile l'incontro promosso dall’ANVGD e dalla LEG di Gorizia presso la sala Dora Bassi di Via Garibaldi a Gorizia con il generale dei carabinieri Mario Mori che presentando il proprio libro "Servizi e Segreti" ha offerto diversi spunti di riflessione sul mondo dei servizi segreti.
Stranamente nessun passaggio è stato fatto sulle vicende del Confine Orientale, sulla storia dell'Ufficio delle zone di confine, su Gladio, sulla strategia della tensione, su Peteano. E nessuna domanda è stata osata in tal senso.
L'unica cosa che ha ricordato Mori (che è anche socio onorario della realtà associativa Stay Behind italiana) sulle vicende del confine orientale è che lui è nato a Postumia nel maggio del 1939, "non mi considero un profugo, mi considero come una persona che ha radici a Postumia. Sono ritornato nel 2003, perché per il regime Jugoslavo ero un sospetto, perché carabiniere e per la scelta fatta dalla mia famiglia come optante. Dopo tre minuti ho ripreso la macchina e non ci sono più tornato, perché i miei sogni erano diversi rispetto alla realtà che ho lì trovato." Niente di niente sul resto. Eppure Mori con il mondo complesso dei Servizi ha iniziato ad averci a che fare negli anni '70 e avrebbe potuto fornire elementi di riflessione utili sulle questioni più pertinenti alle vicende storiche del nostro territorio.
Interessanti sono stati alcuni suoi spunti di riflessione sullo stato  attuale dei servizi,  non buono a livello dirigenziale, o sul fatto, pensando alla vicenda di Giulio Regeni, che lo " Stato italiano deve essere cinico" e che si dovrebbe sentire la professoressa dell'Università inglese che gli ha commissionato la ricerca, o sul fatto che i criteri per scegliere l'agente dei servizi non sono predefiniti.
"Non esiste una tipologia fissa, deve essere professionalmente utile ai servizi, deve essere ricercato negli ambienti ed affidato a valutazione." Sul mondo degli anni '70 qualche passaggio vi è stato sulla questione del brigatismo, interessante quando ha fatto notare che sono stati i servizi segreti ad acculturare la magistratura italiana per combattere le BR, perché questa impreparata. In merito all'ISIS ed ai rischi italiani, ha ricordato che in Italia ci sono circa 50 mila persone con permesso di soggiorno di fede mussulmana e si possono facilmente controllare e che per il tipo di legislazione che noi abbiamo fatti come quelli di Parigi è difficile che possano accadere anche da noi. 
Insomma incontro che non ha aggiunto nulla a quanto già si sapeva, salvo qualche riflessione importante, utile lo è stato certamente per avvicinare la gente al mondo dei servizi a livello culturale e per questo si può metaforicamente dire, viste anche le pregresse iniziative che Gorizia è "attenzionata" dal mondo dei servizi segreti.
Alcuni potrebbero dire chissà se Gorizia diventerà come Bruxelles con la Expo 1958, che divenne un covo di spie.
Oggi certamente non vi è più alcun fantomatico "pericolo" sovietico, o comunista o jugoslavo. Gorizia è città di confine, ed il primo pericolo che ha da fronteggiare, oltre al suo declino da un lato, e contrasto al revisionismo storico dall'altro, è quello di una Europa in fase di dissoluzione, con una Russia ed il suo capitalismo sempre più invadente, una Cina che avanza in modo incontrastato, in una situazione calda, che può precipitare all'improvviso e che potrà portare un giorno ad una nuova geografia politica dell'Europa ed anche del Confine Orientale, come tanti nostalgici nazionalisti, d'altronde, si augurano. Con una Italia che fin dal giorno dell'armistizio del 1943 ha fatto una scelta di campo chiara, a livello di servizi segreti, legarsi a quelli americani.

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