Lo spirito di solidarietà del Friuli
Dopo la tempesta, potente, imprevista, sconvolgente, la classica quiete, che sa di beffa. Il sole, il silenzio, il rumore di chi spala fango, di chi si è attivato senza battere ciglio per aiutare. Subito. Solidarietà. Così è stato nei periodi delle grandi tragedie e drammi che hanno colpito questa piccola fetta di terra d'Europa. Che ha conosciuto due guerre mondiali, con il Friuli non spettatore, ma suo malgrado, attore. Così è stato con eventi diabolici, come la tragedia del Vajont, così come è stato con il terremoto del 1976. Una terra che non cerca di compiacersi, che non ha bisogno di sentirsi dire quanto siamo bravi o più fighi o meno fighi degli altri. Si va oltre, si va avanti, insieme. Il dolore delle vite sottratte cinicamente da questo mondo è e rimarrà vivo, ma la forza di rialzarsi in breve tempo, senza perdere tempo in giustificati lamenti, che questa terra continua a dimostrare, generazione dopo generazione, è più unica che rara. Il sole splende lì dove una frana ha spazzato via delle vite e mutando la normalità della quotidianità in macerie. Il sole beffardo riflette i suoi raggi su quel lago innaturale che ha conquistato e devastato strade e vicoli di paesi friulani non pronti a vivere ciò che la natura ha deciso di sbatterti in faccia senza preavviso alcuno. Ciò che ha colpito e continua a colpire è lo spirito di solidarietà della nostra terra friulana. Il resto, sulle responsabilità se vi siano o meno, sui cambiamenti climatici, sul fatto che si pagano forse anche le conseguenze di una società che fatica a preservare il bene comune e la tutela dell'ambiente in modo consono rispetto al quel c'era una volta, avranno le loro risposte perchè queste risposte, la gente che ha conosciuto la devastazione, la distruzione e il dolore, devono averle e le avranno affinché per quanto possibile non si ripeta più ciò che è stato in questo maledetto 17 novembre 2025.
mb

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