L'Europa la stiamo distruggendo noi!
La Gazzetta Piemontese nel corso della sua storia si è occupata in modo importante delle questioni del confine orientale, per ragioni nazionalistiche, mescolate a quelle di patriottismo, fomentando propaganda anti austriaca. Interessante leggere ad esempio il reportage per l'inaugurazione della sede di Pro Patria a Monfalcone, con circa 250 soci. Organismo che aveva lo scopo di difendere la lingua italiana, ma era l'espediente che si utilizzava a volte per mascherare attività di propaganda a favore del Regno d'Italia ed attività antiasburgica. La sede venne inaugurata a Monfalcone i primi di novembre del 1886 si legge che Monfalcone era una borgata industriale del basso Friuli orientale, distante un'ora di ferrovia da Trieste. La giornata festiva, il tempo magnifico, primaverile, o, dulcis in fundo, la patriottica solennità m'invogliarono a recarmi in quella ridente cittadotta. Monfalcone è posta sulla linea di demarcazione fra gli aridi monti del Carso e la fertile pianura friulana, a poca distanza dal mare e dalle foci dell'Isonzo. Le sue fonti termali rivaleggiano con quello di Abano e chiamano nei mesi estivi un gran numero di ammalati. Pure se la cura è efficace, il paese è ancora molto primitivo. Tranne un paio d'alberghi con stallaggio oltremodo modesti, una bella o ombrosa passeggiata, fiancheggiata da platani superbi, un callo illuminato... a petrolio e una bella piazza, ove nei giorni festivi lo contadine friulane ballano su apposita piattaforma una musica impossibile , a Monfalcone non c'è proprio altro. C'è però una cosa che non si pagherebbe mai abbastanza: una cordialità, un'ospitalità che vi toccano il cuore. Gli abitanti parlano il dialetto friulano della provincia di Udine; sono affabili, buoni, credenti, li vedete affollarsi nella chiesa di Sant'Antonio, loro patrono. Lungo quelle vie mezze campagnuole, mezze cittadine vi salutano rispettosamente; se chiedete loro qualche cosa, sono lieti di potervi rispondere. Non badano molto alla politica, non leggono giornali, ma sono fieri della loro nazionalità. Le parole s'ciavo (slavo) o iodesch (tedesco) non le vogliono sentire. A Monfalcone c'è un grande cotonificio a vapore, una fabbrica di pellami, entrambi eretti con capitali triestini, che danno lavoro a buon numero di operai. Però la maggioranza della popolazione è dedita all'agricoltura. Ritorniamo al Pro patria. L'inaugurazione del gruppo ebbe luogo nelle ore pomeridiane nella sala del Municipio. Il conte Valentinis, che rappresentava Trieste, tenne un forbito o patriottico discorso. Constatò come il gruppo avesse già 250 aderenti. Parlarono quindi il dott. Toribolo e il giovane Lonza, figlio di un possidente di Monfalcone, il quale ultimo ebbe frasi che suscitarono un vero entusiasmo. Si passò quindi alle elezioni della rappresentanza. Alla seduta inaugurale erano prosenti i rappresentanti della Stampa liberale di Trieste e Gorizia. Quando il sole cominciò a declinare, ci avviammo tutti alla staziono della ferrovia, lieti di aver passata una bella giornata.
Insomma, una Monfalcone friulana! probabilmente sconosciuta agli stessi monfalconesi. D'altronde di cosa stupirsi se ancora oggi si fa una gran confusione tra Friuli e Venezia Giulia?
mb
fonte archivio storico la Stampa
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