Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Maroni: "Abbiamo azzerato gli sbarchi e svuotato il centro di Lampedusa".



Un Roberto Maroni trionfante è intervenuto poco fa alla Camera dei Deputati per il question time. L’occasione di celebrarsi gliel’hanno data i deputati leghisti, chiedendogli "quali ulteriori iniziative intenda assumere per proseguire nella linea, già meritoriamente intrapresa (sic), di contrasto all'immigrazione clandestina".

"Da quando abbiamo messo in atto le politiche dei riaccompagnamenti e dei respingimenti, cioè dal 6 maggio scorso, - ha esordito il ministro - si è praticamente azzerato il flusso, che era costante e in costante aumento, soprattutto in questi mesi, da parte di clandestini sulle coste siciliane, in particolare di Lampedusa". Quanto al Centro che si trova sull’isola "sono lieto di annunciare – ha aggiunto Maroni - che oggi è sostanzialmente vuoto, perché le ultime venti persone, venti clandestini, tutti richiedenti asilo, sono stati portati nei centri di competenza dei richiedenti asilo".

Un risultato raggiunto, secondo il titolare del Viminale, grazie "agli Accordi con la Libia, all'impegno delle autorità libiche, ai pattugliamenti congiunti, che sono partiti, grazie all'azione principalmente svolta dal Governo italiano, anche in nome e per conto di tutti gli altri Paesi europei, perché l'Italia è il Paese di ingresso in Europa da parte degli immigrati clandestini".

Quanto alle prossime mosse del governo, che erano poi il tema dell’interrogazione, Maroni ha detto "continuiamo a chiedere all'Unione europea quell'impegno che finora è mancato". Nei prossimi giorni il ministro incontrerà le autorità libiche in vista del Consiglio europeo dell'interno e della giustizia del 4 e 5 giugno: il governo di Gheddafi chiede infatti "un impegno maggiore della Commissione europea per gestire l'immigrazione clandestina nel Mediterraneo, il contrasto all'immigrazione clandestina e l'aiuto ai Paesi da cui l'immigrazione parte, in particolare la Libia".

Respingimenti: denuncia alla Corte di Strasburgo
Mentre Maroni celebra i respingimenti, il caso dei potenziali richiedenti asilo scortati nei porti libici finisce al vaglio della Corte Europa dei diritti dell’Uomo.

"Abbiamo inoltrato ufficialmente oggi la lettera di denuncia di violazione della Convenzione europea dei diritti umani alla Corte di Strasburgo, in merito ai 24 migranti che sono stati respinti il 7 maggio scorso in Libia" spiega Anton Giulio Lana, membro del direttivo dell'Unione forense per la tutela dei diritti dell'uomo, che collabora con il Consiglio italiano per i rifugiati (Cir). "Tredici di loro - sottolinea - provenivano dall'Eritrea e undici dalla Somalia, quindi avevano tutti diritto a chiedere l'asilo politico".

"L'articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo - aggiunge Lana - impedisce il respingimento di persone verso paesi di transito dove possono essere soggetti a trattamenti disumani, come la Libia, o verso i paesi d'origine da cui i profughi sono fuggiti. L'articolo 4 del IV protocollo della stessa Carta, inoltre, vieta i respingimenti collettivi senza preventivo accertamento dell'identita'. Siamo fiduciosi che la Corte possa accogliere il ricorso dei migranti".

Elvio Pasca http://www.stranieriinitalia.it/

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