Chiamare ancora oggi Ronchi "dei Legionari" sarebbe come chiamare Latina, Littoria

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Come è risaputo dal 1925, la città di Ronchi di Monfalcone, ha visto mutare il proprio nome in Ronchi dei Legionari, per la precisione il 2 novembre del 1925 con il Regio Decreto firmato da Rocco pubblicato nella G.U n° 283 del 5 dicembre 1925. Quest'anno pertanto ricorrono ben cent'anni da questa ricorrenza dovuta all'omaggio voluto dal fascismo per celebrare la presa di Fiume da parte di D'Annunzio che partì casualmente da Ronchi dopo aver dormito per qualche ora in una dimora nella vecchia via di Trieste. E come è ben risaputo nessun cittadino di Ronchi partecipò a quell’atto eversivo che ha subito la città di Fiume per 500 giorni con tutte le conseguenze che ne derivarono per i fiumani che nel 1924 scivolarono anche grazie a quel fatto storico e politico sotto il fascismo. Continuare a chiamare Ronchi "dei Legionari" come se appartenesse a chi mai ha appartenuto nel corso della sua storia, minandosi pertanto ogni identità storica del territorio, sarebbe co...

Dalla distanza di 1 metro, a io resto a casa, passando dagli irresponsabili

La chiamano distanza di sicurezza sociale. La minima suggerita è di 1 metro. Anche nei supermercati quando vai a fare la spesa puoi leggere l'avviso che ti invita a stare ad 1 metro di distanza. Ma la cassiera non avrà alcun strumento di protezione. Nè mascherina, né guanti. 1 metro di distanza. I baristi dovranno dotarsi di metro. Se non la rispetti, rischi la sanzione. La distanza di sicurezza sociale non viene rispettata da tutti. In alcune circostanze è impensabile riuscire a mantenerla. 1 metro di distanza. Intanto, partono i processi a chi questo metro di distanza non lo mantiene. Finisce nel taccuino dei soggetti irresponsabili. Come quelli del famoso assalto al treno per il sud dalla stazione di Milano. Tutta Italia li odia. Milano, perchè li vedono come gli Schettino del coronavirus, il sud, perchè li vedono come possibili untori. E nel mezzo si pone quel io resto a casa. Selfie, video, di chi promuove a stare a casa. Un pò di auto promozione sociale. O meglio, asociale. La situazione è critica. Statevene a casa. E fatevi una bella fotina. O un bel video. Intanto, Milano non si ferma, o la città che vuoi non si ferma, è già finito nel cassetto. Una roba tanto ridicola che surreale. Non poteva che avere vita breve. 16 milioni di persone in quarantena. Questo è. Centinaia di morti, migliaia di contagiati, sanità devastata dai tagli, al collasso. Continuano gli elogi ai medici e infermieri spremuti come un limone, e intanto di intenzioni di investire seriamente nella sanità, se ne intravedono poche, a parte qualche misura straordinaria che si rivelerà essere la solita toppa che non risolverà niente. Ed il sud trema. Trema perchè sa che un contagio del coronavirus esteso come quello che si è verificato nel nord non sarebbe in grado di affrontarlo. La colpa, sarà, manco a dirlo degli irresponsabili.

mb

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