Ancora una volta colpito il cippo di Peteano da mano ignota fascista? Atto da condannare nell'attesa della posa di una nuova targa che ne ricordi la matrice fascista

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Per la seconda volta e nel mese di luglio, una o più mani ignote, hanno imbrattato con della vernice il cippo di Peteano dedicato a  Franco DONGIOVANNI, Carabiniere, Antonio FERRARO, Brigadiere C.C., Donato POVEROMO, Carabiniere Scelto.  Vittime del terrorismo neofascista con la complicità di un sistema corrotto che ha prodotto depistaggi e insabbiamenti per lungo corso. Le domande che sorgono sono varie, perchè si colpisce sempre nello stesso periodo? Sarà qualche vacanziero di passaggio o di ritorno in queste terre nel mese di luglio? C'è qualche messaggio politico? Sicuramente non lo si colpisce per diletto o perchè non si ha nulla da fare. E la matrice è  politica e l'origine potrebbe essere fascista? Probabilmente sì, perchè tanto il contesto politico europeo e globale che il senso di quell'imbrattamento potrebbero indurre a far pensare ciò. Si è imbrattata la memoria di vittime di un attentato fascista. Ci è voluto del tempo, tanto, per ripulirlo dopo il primo imbr...

Non solo molestie sessuali, vogliamo parlare delle violenze psicologiche nei luoghi di lavoro?

Una sculacciata ha una forma diretta d'impatto più devastante a livello d'immagine rispetto ad uno sguardo di odio da parte del tuo datore di lavoro, ad una battuta cinica, ad un tono di voce violento ed autoritario. Essere costretta a cedere il proprio corpo per lavorare o fare carriera è un qualcosa che viene percepito in modo più dirompente rispetto alle pressioni che sei costretto/a a subire, rispetto alla guerra psicologica che viene in modo diabolico, metodico e sistematico attuata dal tuo capo o dai suoi servi, spacciati per collaboratori, chiamati in modo sessista, giusto per rimanere in tema normalmente come leccaculo. 
In questo periodo si è aperta, specialmente per ragioni politiche, mica perchè siamo un mondo migliore, critico o consapevole, la voragine delle molestie sessuali. Penitenze, peccati, lapidazioni pubbliche, moralità, oscenità, mea culpa, e spettacolarizzazione della sofferenza. Già saranno pronti film e libri per raccontare molestie sessuali subite vent'anni addietro per entrare nel cinema, nel mondo dello spettacolo, in politica o chissà dove.
Molestare per lavorare. Questo è il punto. Ma l'unico tipo di molestia che produce un minimo effetto sulla coscienza pubblica è solo quella fisica. Perchè? Eppure quella psicologica non è da meno, anzi è anche più devastante in tanti casi. Dati statistici dicono che si stima in 3 miliardi di dollari l'anno circa la perdita di produttività per questo tipo di violenze, ed i lavoratori molestati psicologicamente, tramite quella parolina magica la cui prova è diabolica per il lavoratore, mobbing e varianti, comportamenti manipolatori come il gaslighting e similari, comportano un rendimento inferiore di circa il 60%. 
Dunque anche i capi, oggi chiamati datori di lavoro o dirigenti nel pubblico, dovrebbero sapere che molestare comporta un danno enorme. Se vogliono infischiarsene dei danni recati alla persona, forse capiranno che quelli economici sono importanti, in un mondo dove tutto è danaro. 
Questo è il momento di parlare di molestie sessuali. Va bene. Ma allora osserviamo il quadro in modo completo, iniziando a dedicare pubblicamente lo stesso spazio alle molestie psicologiche, alle violenze psicologiche che si subiscono nel mondo del lavoro. Devastanti per la dignità umana. Vogliamo parlarne? O dobbiamo adattarci solo a ciò che scandalizza il puritanesimo americano?

Marco Barone


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