La salvaguardia del verde sia la principale opera pubblica

Per ogni albero tagliato, uno nuovo deve essere piantato! Questo è il principio che fin dall'800 ispira la politica del rimboschimento in Svezia e ben due terzi del Paese sono coperti da foreste. Il FVG è una regione meravigliosa, però in sofferenza anche a causa delle problematiche dovute ad un clima sempre più caldo. Cambiamenti climatici o meno una certezza c’è, i nostri Comuni devono dare la priorità alla cura del verde. Sia questa la principale opera pubblica da sostenere. Mettere da parte altre opere, che al momento sono da considerarsi come secondarie e investire nel verde. A partire da Ronchi che da decenni se la passa male e dove sembra più di attraversare un cimitero di tronchi che un parco urbano in evidente sofferenza. Ronchi ha le potenzialità per divenire un giardino pubblico in stile inglese, ma ad oggi siamo solo nel mondo dei sogni. Servono interventi propositivi e non polemiche o strumentali. Ciò che è stato è stato, serve una visione e una volontà che sia final...

A Trieste un allenatore di una squadra giovanile: "Non capisco il minuto osservato per Anna Frank"

Non vi è stato il canonico minuto di silenzio per Anna Frank, ma il minuto di riflessione. E sono due cose  per alcuni aspetti diverse. Perchè questa volta, in tutta Italia ed in tutte le competizioni, da quelle professionistiche a quelle giovanili e dilettanti, si doveva leggere un passo del suo diario prima del calcio d'inizio: “Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte l'avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo, penso che tutto si volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l'ordine, la pace e la serenità”.

Forse in non tutte le realtà è stato possibile e forse si è liquidato tutto con un minuto di silenzio in segno di rispetto per Anna Frank e tutto ciò che lei rappresenta.

Quando parli della Shoah il primo nome che ti viene in mente è quello di Anna Frank. Non è certamente d'obbligo leggere il suo diario, ma non si può non conoscere l'olocausto,  non si può non sapere cosa è stato, e perchè lei ne è diventata un simbolo.

Probabilmente è vero che quando si parla di Anna Frank ai più forse oggi questo nome dice poco. E questo è un problema con generazioni che forse sanno tutto di Harry Potter o del Signore degli Anelli e niente di storia. Ma non dice poco a chi lo ha infangato questo nome giocando sulla sua storia, sul simbolismo, sulla sua morte, con un perfido gioco di parole e di immagini. Perchè si è consumato una sorta di botta e risposta sulla pelle di Annelies Marie Frank, tra Anna Frank tifa Lazio come si è letto su alcuni muri ma senza che ciò abbia creato alcun tipo di scalpore, all'adesivo di Anna Frank con la maglia della Roma all'interno dell'Olimpico. 

Anna Frank si è correttamente detto che è morta di tifo due volte. Ma vi è di più. E' stata scelta lei, non solo perché ebrea e perché forse qualcuno ha voluto augurare il peggio al rivale, con l'ambiguità della parola tifo. Ma anche perché femmina. Vi è stata una vera e propria combinazione di oscenità e mostruosità, tra simpatie verso il nazismo, sessismo sfrenato ed odio brutale che dovrebbero far tremare i polsi a chiunque.

Ed allora quando un allenatore di una squadra giovanile sul Piccolo di Trieste scrive che, pur rimarcando la condivisione dei valori antirazzisti da parte dei suoi ragazzi, sia la sua squadra di quattordicenni che lo stesso mister, a detta sua,  non capiscono " il senso del minuto osservato domenica scorsa" significa che vi è qualcosa alla radice che non va. Erano quasi coetanei Anna Frank ed i ragazzi della squadra di calcio di quel mister.

A Trieste vi è la Risiera di San Sabba, non serve andare lontani per capire il senso del minuto di riflessione o di silenzio per Anna Frank. Basta recarsi in quel posto, per capire. Non vi è altro da aggiungere.

Marco Barone 

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