Via Sant'Ambrogio una via alla ricerca della sua identità

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Un tempo via del Duomo, o del Teatro, oggi via Sant'Ambrogio che porta lo stesso nome del duomo consacrato dopo i disastri della prima guerra mondiale nell'ottobre del 1929, pur senza il campanile che dovette attendere la fine degli anni '50 per essere battezzato. Una via che nel corso della sua storia è sempre stata da transito di merce e persone e che è diventata negli ultimi tempi il teatro dello scontro identitario di una Monfalcone alla ricerca del proprio equilibrio sociale. Perchè è evidente che a Monfalcone, terra di passaggio, da quando è diventata grazie ai Cosulich città dei cantieri, per questo contesa dal regno d'Italia all'Austria, per privarla dei suoi cantieri insieme al porto triestino, ha conosciuto quelle dinamiche proprie delle città portuali. Gente che viene, gente che va. Approdo e partenza di nuove identità. Dal Sud Italia, all'Asia, passando da quel centinaio di nazionalità che a Monfalcone stanno cercando il proprio equilibrio, ognuna ne

Le navi costruite a Monfalcone sono l'orgoglio dei cantierini e non solo, ma si deve cambiare rotta per i diritti

Monfalcone è la città dei cantieri, anche se tale concetto viene oggi inteso in duplice senso. La quasi totalità dell'economica della zona dipende dalla Fincantieri. Colosso fondato come holding finanziaria nel 1959, cioè appena cinque anni dopo che Trieste "ritornerà" all'Italia. Vanta la costruzione di oltre 7.000 navi in 200 anni di storia della marineria, è in gran parte in sostanza appartenente allo Stato, vanta 21 cantieri e diversi centri di progettazione ecc con alla dipendenza circa 19 mila persone in tutto il globo. Ma dalle nostre parti l'immagine di questo colosso ha due volti, da un lato i giganti possenti del mare, che crescono di più giorno dopo giorno, orgoglio dei cantierini, i cui diretti sono sempre meno, e dell'Italia, dall'altro, quello che ruota intorno a questo mondo, i tremendi drammi sull'amianto, il cui apice deve arrivare, gli effetti nefasti della globalizzazione, della esternalizzazione, della precarietà, e per ultimo del caporalato. Eppure tutte le attività del gruppo in linea teorica sono svolte nell’osservanza della legge, delle Convenzioni Internazionali (es: la Convenzione OCSE del 1997 contro la corruzione negli affari) e nel rigoroso rispetto dei diritti dell’uomo sanciti nella Dichiarazione Universale dell’ONU.In particolare, Fincantieri promuove anche la Responsabilità Sociale. Eppure sorgono diversi interrogativi. Perché ad Ancona il protocollo sulla legalità nel 2015 è stato fatto, per la durata di tre anni, e qui si devono aspettare le linee guida nazionali? Perché, come ha evidenziato la trasmissione di Piazzapulita, sembrava di essere in una sorta di Rosarno del caporalato? Nonostante il processo del 2015? Quello del caporalato è un sistema delinquenziale tremendo che va represso duramente, il caporalato è la punta del problema, dietro vi è dell'altro. Il caporalato esiste perchè vi è un sistema che permette la sua esistenza, ed a Monfalcone tra camorra e 'ndrangheta non manca proprio nulla. I bengalesi, i croati, i rumeni sono vittime di questo sistema, ma vittime non lo sono quei loro connazionali che sostengono il sistema criminale che Piazzapulita ha ben evidenziato e fatto emergere. Ma tutto ciò senza il sostegno di qualche delinquente italiano non è mica possibile.Ora, a quanto pare, ci sarà il varo del colosso da 154.000 tonnellate, che il Piccolo ha giustamente definito come "la più grande nave da crociera mai realizzata in Italia". Una cosa enorme per Monfalcone. E' nell'interesse di Fincantieri che si realizzi un mutamento severo di rotta in materia di diritti, in materia di contrasto al caporalato, in materia di uguaglianza non al ribasso ma al rialzo dei diritti. Se i lavoratori sono scontenti, non per una questione umorale, ma sostanziale, ne risentirà negativamente l'intero ambiente. Monfalcone deve riappropriarsi del suo orgoglio di essere cantierino, quell'orgoglio che a causa della esternalizzazione estrema muore. Arriverà un segnale dai vertici di Fincantieri in tale direzione? Alla fine basta poco, rendere concrete le buone intenzioni come prima richiamate, fermare l'esternalizzazione, ritornare ad assumere direttamente e fare in modo che Monfalcone sia a tutti gli effetti la città dei cantieri in una condizione di reciprocità e parità.

Marco Barone

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