Nel 2026, 80 anni dalla strage di Vergarolla, come per la strategia della tensione, senza verità, anche se non si era più in Italia

Immagine
  Ancora oggi non c'è una lapide istituzionale che ricordi a dovere le vittime della strage di Vergarolla di cui non si conosce il numero esatto dei morti, 64 furono  le vittime identificate. Quanto accaduto il 18 agosto del 1946 ha lasciato il segno indelebile nella storia delle complesse vicende del confine orientale spesso strumentalizzate per revisionismi storici, nazionalismi nostalgici, che nulla c'entrano con la verità e la giustizia negata alle vittime di quel fatto drammatico. Come accaduto durante lo stragismo neofascista durante la strategia della tensione, praticamente non vi è stata alcuna verità, nessuna inchiesta degna di nota. Solo supposizioni, teorie, ipotesi, spesso istanze degne di ultras più che di seguaci della verità. Quel fatto tragico è stato chiaramente utilizzato dalla retorica revisionista per le proprie battaglie ideologiche anticomuniste e contro la Jugoslavia comunista di Tito. Quando accadde quel fatto, Pola, era una zona enclave all'interno ...

Con la riforma costituzionale sarà più semplice deliberare lo stato di guerra. Un motivo in più per votare no

Su questa riforma costituzionale, poco condivisa, e governativa, nel nome del fare subito e presto, nel nome dell'alta velocità che non lascia spazio alla riflessione e ragione e condivisione, si è già detto molto e scritto tanto. Una delle perle nere di questa riforma, dove qualche riflessione è già stata mossa, è la questione dello stato di guerra. L'articolo 78 della Costituzione attuale prevede che le Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri necessari. Ovviamente, venendo meno il Senato nella sua funzione originaria, ed è per questo che vengono modificati diversi articoli della Costituzione, ora il tutto è più semplice, immediato, veloce. Sarà solo la Camera dei deputati chiamata a deliberare a maggioranza assoluta lo stato di guerra e conferisce al Governo i poteri necessari. Se poi a ciò si aggiunge la pessima legge elettorale è facile immaginare come sarà facile dichiarare lo stato di guerra in Italia, ma anche senza la legge elettorale il guaio rimane lo stesso. Il Presidente della Repubblica avrà dunque il comando delle Forze armate, presiede il Consiglio supremo di difesa costituito secondo la legge, dichiara lo stato di guerra deliberato dalla Camera dei deputati. E la durata della Camera non può essere prorogata se non per legge e soltanto in caso di guerra. Ad oggi non è mai stato dichiarato lo stato di guerra, nel nostro Paese sono state realizzate leggi restrittive ad hoc per combattere il terrorismo nero e c.d. rosso, e lo stesso discorso vale per le missioni militari all'estero, spacciate come umanitarie, per non dimenticare la missione contro la Serbia in quel caso non è stato necessario alcun voto in Parlamento. Ecco a cosa potrebbe portarci il decisionismo. Il decisionismo, con la maschera del semplicismo, della velocità, rischia di determinare in questo Paese, profondamente corrotto e disastrato, un sistema autoritario che si potrà ben adattare alle nuove tipologie nefaste di questo secolo. La democrazia rappresentativa è fallita da un pezzo, e non si possono conferire poteri del genere e con tale facilità a mascalzoni ed irresponsabili che pur di soddisfare il proprio ego, narcisismo o dipendenza da certi sistemi di potere economico, sia interni che esteri, un giorno qualunque si svegliano e decidono, ad esempio, di creare le condizioni per dichiarare alla velocità della luce lo stato di guerra.

Marco Barone

Commenti

Post popolari in questo blog

Come calcolare capienza di una piazza durante manifestazione?

Una storia per bambini della scuola primaria nella giornata Mondiale della Gentilezza

Quale la città più bella tra Udine e Trieste?