La Croazia e quei capricci nazionalistici fuori da ogni tempo sul bilinguismo

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  La Croazia è una nazione splendida, ricca di contraddizioni, fortemente cattolica, orgogliosa dei propri colori, della propria bandiera, che primeggia dal turismo, allo sport, pur essendo un Paese grande quanto una regione italiana, eppure, ci sono delle cose che continuano a far storcere il naso. Come il bilinguismo. Se in città come Fiume, Rijeka, che è impossibile veder chiamate Fiume con un cartello bilingue, come accade d'altronde similmente a Trieste, dove Trst, lo si può leggere solo fuori dalla città, dei tentativi azzardati  vi sono, come alcune targhe poste per ricordare i nomi storici delle vie, bisogna constatare però che è molto complicato riuscire a trovare dei cartelli, delle indicazioni, in italiano. Eppure la minoranza italiana esiste, ha delle proprie comunità, che faticano ad ottenere delle concessioni, dei diritti. Balza all'occhio ad esempio una segnalazione che giunge dalla splendida Lussino. E non è l'unico caso che accade in Croazia. Dove un cartel...

A Trieste per una bestemmia si rischia sanzione più grave di quella prevista dal codice penale?

Come ha reso noto il Piccolo di Trieste il Comune di Trieste si appresterebbe a definire una nuova regolamentazione che tra le varie cose dovrebbe prevedere "fino a 450 euro di multa, infine, per chi viene sorpreso a bestemmiare “o proferire turpiloquio” all’aperto". Certo, è vero che in Italia esiste ancora l'illecito in caso di "bestemmia"comportamento penalmente rilevante sino al 30 dicembre 1999, quando con il decreto legge numero 55/1999 è stato depenalizzato il tutto. Attualmente il codice penale prevede al suo articolo 724 comma 1 che "Chiunque pubblicamente bestemmia, con invettive o parole oltraggiose, contro la Divinità o i Simboli o le Persone venerati nella religione dello Stato, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 51 euro a 309 euro ."Ma a Trieste ci si deve sempre fare distinguere, in una città dove  la bestemmia per le strade è molto diffusa, non tanto come comportamento intenzionale volto ad offendere una religione specifica, ma come parte del linguaggio del "popolo".  Certo, deprecabile, certo scurrile. Ma quanti sono quelli che almeno una volta nella loro vita non hanno mai bestemmiato? Forse qualcuno vorrebbe una situazione tipo Pakistan?  E dunque da questo momento potremmo parlare di Triekistan?  
L'Espresso nel 2014 segnalava che "Il Pakistan non prevede la condanna a morte per apostasia, ma ha perseguitato migliaia di persone da quando ha introdotto le leggi anti-blasfemia (ancora in vigore) nel 1988. Per essere condannati basta una bestemmia in pubblico." Certo è vero che  il reato di bestemmia, esiste più o meno dai tempi del fascismo ed aveva lo scopo di tutelare esclusivamente la religione cattolica, per le altre bastava il reato di turpiloquio. Perché possa affermarsi tale fattispecie l'autore può essere chiunque, si va oltre l'intenzione, il fatto che sia abitudine o caratteristica del linguaggio comune non ha rilevanza, deve avvenire, la bestemmia, in luogo pubblico, non in un luogo privato, e sussiste in linea di massima se si bestemmia contro Dio, non contro la Madonna ed i santi. Ed il tutto, si inasprisce a Trieste, nonostante sia stato espressamente richiesto un superamento di tale illecito da parte dell’Onu, dell’Ocse e del Consiglio d’Europa.
Marco Barone 

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