Lo spirito di solidarietà del Friuli

Immagine
  Dopo la tempesta, potente, imprevista, sconvolgente, la classica quiete, che sa di beffa. Il sole, il silenzio, il rumore di chi spala fango, di chi si è attivato senza battere ciglio per aiutare. Subito. Solidarietà. Così è stato nei periodi delle grandi tragedie e drammi che hanno colpito questa piccola fetta di terra d'Europa. Che ha conosciuto due guerre mondiali, con il Friuli non spettatore, ma suo malgrado, attore. Così è stato con eventi diabolici, come la tragedia del Vajont, così come è stato con il terremoto del 1976. Una terra che non cerca di compiacersi, che non ha bisogno di sentirsi dire quanto siamo bravi o più fighi o meno fighi degli altri. Si va oltre, si va avanti, insieme. Il dolore delle vite sottratte cinicamente da questo mondo è e rimarrà vivo, ma la forza di rialzarsi in breve tempo, senza perdere tempo in giustificati lamenti, che questa terra continua a dimostrare, generazione dopo generazione, è più unica che rara. Il sole splende lì dove una frana h...

La strage del Vajont quanto è conosciuta oggi?

Se chiedi del Vajont, cosa ti diranno buona parte delle persone? Probabilmente questo nome non dirà nulla. Eppure quella data, del 9 ottobre del 1963, lentamente si è infilata nella via del dimenticatoio. I media nazionali iniziano a rimuoverla dal calendario dei grandi eventi o delle grandi tragedie da ricordare. Ricordare per condannare. E' stata forse la più grande strage di Stato nello Stato, per tutte le omissioni e responsabilità che sono state compiute. E forse per questo deve essere dimenticata.  Ha ucciso l'acqua come uccide una bomba atomica. Prima il vento, che ti brucia, poi l'acqua che ti spazza via. Alla velocità di 80km/h circa. Perché oltre 200 milioni di m³ di roccia scivolarono, alla velocità di 108 km/h, nel bacino artificiale che era andato ben oltre la soglia di sicurezza raccomandata. E' una storia assurda quella della strage del Vajont. Come è stato ricordato già la natura, con i nomi dei luoghi, lasciava intendere che in quel luogo la diga più alta del mondo non la si doveva fare. Vajont significa va giù. Monte Toc, in friulano, significa marcio, guasto. E la frana è stata sollecitata. E la frana è venuta giù in una notte di ottobre. Chi aveva denunciato il tutto, divenendo il megafono della popolazione che aveva ben compreso il senso del tutto, e che sapeva che il monte sarebbe venuto giù, Tina Merlin, venne accusa di “sciacallaggio”. Venne anche accusata di diffamazione, di turbare l'ordine pubblico. Ovviamente venne assolta, perchè quanto aveva denunciato si era realizzato già con una piccola ma importante anticipazione, una piccola ma grande anticipazione che doveva spingere tutti a fermare quel mostro di cemento armato che ancora oggi domina in quella valle tra Veneto e Friuli. Ma il 9 ottobre è stato inesorabile. Violento. Morirono per la costruzione di quel mostro una decina di operai. Morirono per l'effetto di quel mostro circa 2000 persone. Una strage di bambini. Ed il recupero delle salme è stato drammatico. Molti corpi furono trasportati dal fiume ed i soldati erano lì con l'arpione per cercare di fermare i corpi. Molte furono le bare vuote, molte quelle senza aver la possibilità di identificare le vittime. 

Marco Barone @ilKontrastivo
Molte delle riflessioni contenute in questo post nascono dopo la visione dello spettacolo di Paolini, Il Racconto del Vajont che andrebbe trasmesso ogni 9 ottobre almeno in tutte le scuole italiane.

Commenti

Post popolari in questo blog

Come calcolare capienza di una piazza durante manifestazione?

Una storia per bambini della scuola primaria nella giornata Mondiale della Gentilezza

Quale la città più bella tra Udine e Trieste?