La Croazia e quei capricci nazionalistici fuori da ogni tempo sul bilinguismo

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  La Croazia è una nazione splendida, ricca di contraddizioni, fortemente cattolica, orgogliosa dei propri colori, della propria bandiera, che primeggia dal turismo, allo sport, pur essendo un Paese grande quanto una regione italiana, eppure, ci sono delle cose che continuano a far storcere il naso. Come il bilinguismo. Se in città come Fiume, Rijeka, che è impossibile veder chiamate Fiume con un cartello bilingue, come accade d'altronde similmente a Trieste, dove Trst, lo si può leggere solo fuori dalla città, dei tentativi azzardati  vi sono, come alcune targhe poste per ricordare i nomi storici delle vie, bisogna constatare però che è molto complicato riuscire a trovare dei cartelli, delle indicazioni, in italiano. Eppure la minoranza italiana esiste, ha delle proprie comunità, che faticano ad ottenere delle concessioni, dei diritti. Balza all'occhio ad esempio una segnalazione che giunge dalla splendida Lussino. E non è l'unico caso che accade in Croazia. Dove un cartel...

La strage del Vajont quanto è conosciuta oggi?

Se chiedi del Vajont, cosa ti diranno buona parte delle persone? Probabilmente questo nome non dirà nulla. Eppure quella data, del 9 ottobre del 1963, lentamente si è infilata nella via del dimenticatoio. I media nazionali iniziano a rimuoverla dal calendario dei grandi eventi o delle grandi tragedie da ricordare. Ricordare per condannare. E' stata forse la più grande strage di Stato nello Stato, per tutte le omissioni e responsabilità che sono state compiute. E forse per questo deve essere dimenticata.  Ha ucciso l'acqua come uccide una bomba atomica. Prima il vento, che ti brucia, poi l'acqua che ti spazza via. Alla velocità di 80km/h circa. Perché oltre 200 milioni di m³ di roccia scivolarono, alla velocità di 108 km/h, nel bacino artificiale che era andato ben oltre la soglia di sicurezza raccomandata. E' una storia assurda quella della strage del Vajont. Come è stato ricordato già la natura, con i nomi dei luoghi, lasciava intendere che in quel luogo la diga più alta del mondo non la si doveva fare. Vajont significa va giù. Monte Toc, in friulano, significa marcio, guasto. E la frana è stata sollecitata. E la frana è venuta giù in una notte di ottobre. Chi aveva denunciato il tutto, divenendo il megafono della popolazione che aveva ben compreso il senso del tutto, e che sapeva che il monte sarebbe venuto giù, Tina Merlin, venne accusa di “sciacallaggio”. Venne anche accusata di diffamazione, di turbare l'ordine pubblico. Ovviamente venne assolta, perchè quanto aveva denunciato si era realizzato già con una piccola ma importante anticipazione, una piccola ma grande anticipazione che doveva spingere tutti a fermare quel mostro di cemento armato che ancora oggi domina in quella valle tra Veneto e Friuli. Ma il 9 ottobre è stato inesorabile. Violento. Morirono per la costruzione di quel mostro una decina di operai. Morirono per l'effetto di quel mostro circa 2000 persone. Una strage di bambini. Ed il recupero delle salme è stato drammatico. Molti corpi furono trasportati dal fiume ed i soldati erano lì con l'arpione per cercare di fermare i corpi. Molte furono le bare vuote, molte quelle senza aver la possibilità di identificare le vittime. 

Marco Barone @ilKontrastivo
Molte delle riflessioni contenute in questo post nascono dopo la visione dello spettacolo di Paolini, Il Racconto del Vajont che andrebbe trasmesso ogni 9 ottobre almeno in tutte le scuole italiane.

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