La bellezza di una città...

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  La bellezza di una città non è data dalle sue statue, dai suoi fiori o piazze rinnovate, ma dalla convivenza civile. Convivere pacificamente, ognuno con le proprie identità, peculiarità, nello stesso contenitore, insieme. Nulla di più bello di questo può esserci in una città, il resto, è solo specchietto per le allodole. mb

Molo Audace di Trieste, luogo di solitudine nella società sempre più chiusa





Il simbolo reale di Trieste non è il suo castello e neanche la maestosa Piazza dell'Unità, già Piazza Grande. Ma il molo, il molo Audace. Un molo che è un vero unicum in Italia, che ti consente di rimanere sospeso sull'Alto Adriatico, di sfidare sua maestà la Bora. Nel 1740 affondò nel porto di Trieste, proprio accanto alla riva, la nave San Carlo.Si decise nel tempo di utilizzare il relitto della nave come base per la costruzione di un nuovo molo, che venne costruito tra il 1743 ed il 1751 .Ecco nascere il molo San Carlo, ma sarà solo nel 3 novembre del 1918 alla fine della prima guerra mondiale,quando la prima nave della Marina Italiana entrerà nel porto di Trieste e ad attraccare al molo San Carlo che cambierà nome. Da San Carlo, divenne Audace, per ricordare quell'evento storico del 1918. A Trieste esiste il mito della Mitteleuropa. Un mito, appunto, che è rimasto solo tale in questa epoca dove i muri sono la normalità, dove la società del 2.0 e della realtà virtuale spinge l'individuo a vivere la sua particolare dimensione e chiudersi nella solitudine dei suoi passi, con la testa chinata verso il display del telefonino, o la mente persa nella musica delle cuffie. Passi che percorrono quel molo, poi ti siedi e poi aspetti l'attimo per ricominciare. Trieste non è più la congiunzione tra Est ed Ovest, una Trieste che nel 1945, ha conosciuto l'inizio della guerra fredda ed il rischio di un conflitto, che sarebbe stato devastante, tra alleati. Addirittura partì un colpo contro gli Jugoslavi da parte di una sentinella dei maori. Uno sparo che colpì i pneumatici posteriori di una macchina militare jugoslava che aveva rifiutato di fermarsi. Ma nonostante le gomme forate la macchina continuò sobbalzando la sua corsa e la vicenda fu dimenticata. Se fosse ciò accaduto da parte avversa, Trieste e Gorizia avrebbero vissuto una catastrofe immane. La società di oggi vive una guerra a "pezzetti" come è stata definita, ma questi pezzetti rischiano di congiungersi. Dopo le crisi vi sono sempre state delle guerre e dopo o durante le guerre si sono sempre verificate processi opposti, repressioni, e rivoluzioni. Questo è il tragico momento della chiusura, di una Europa che tracolla ed anche il molo Audace ne risente nella sua fisicità. Vedi la solitudine della società, vedi la non comunicabilità della società. Una società dove non ci si parla più per strada, ma si comunica solo via web. Una società dove il così detto straniero, se non è Occidentale, viene visto con estrema diffidenza, con pregiudizio, se non con fastidio. Diffidenza, pregiudizio, fastidio che porteranno alle peggiori cose, se questi tre elementi non verranno quanto prima contrastati. E l'unico elemento che può evitare la catastrofe verso cui siamo destinati è la cultura, ma anche la solidarietà, la comprensione, il dialogo. Non è una società fondata sulla estrema sicurezza, sul controllo sociale che può renderci tutti più liberi di vivere la nostra vita. Ad oggi il Molo Audace è il simbolo di mondi che non si parlano, di solitudini diffuse, di un mondo sempre più chiuso, ma alla fine gli spazi si restringeranno e le alternative non potranno che essere due, o sbattere fuori, come vorrebbe parte del sistema intollerante se non razzista, lo straniero, il non Occidentale, o semplicemente sforzarsi di cercare il dialogo, di tentare una cosa banale, parlarsi, parlarsi sul Molo Audace, perché tante cose si potranno apprendere e tanti pregiudizi e sentimenti di intolleranza, potranno venire meno. Ma questa pare essere l'epoca del non dialogo.

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