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Gorizia e Nova Gorica una capitale europea della cultura divisa dalla memoria storica, giusto così

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L'ennesimo no giunto dal Comune di Gorizia alla richiesta di revoca della cittadinanza onoraria al dittatore Mussolini, ha scatenato un putiferio politico rilevante. Ma era da mettere in conto. Come è risaputo, dal punto di vista storico, Gorizia nel conferire la cittadinanza onoraria a Mussolini non fece nulla di più e nulla di meno rispetto a quello che fecero sostanzialmente tutti i comuni italiani nel ventennio. L'atto non fu spontaneo, ma un banale allineamento alle volontà del regime. La Stampa del 21 maggio 1924 denunciava, in diversi casi, l'esistenza di alcune circolari sia prefettizie che di funzionari fascisti, che invitavano i Comuni a riconoscere la cittadinanza onoraria a Mussolini per blindare l'inizio della nuova legislatura. Circolari che valevano come monito per i Comuni che non avevano seguito ancora l'esempio di Roma. Ed i  Prefetti, nel loro atto "riservato" invitavano i consigli comunali, che si prodigavano a riconoscere la cittadinan

Preserviamo la nostra storia e memoria, con un piano di salvaguardia e tutela dei monumenti nell'isontino del '900

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L'Isontino è un territorio splendido, ricco di storia e anche contraddizioni. Attraversato dall'Isonzo, «nessun fiume al mondo ha il colore dell’Isonzo» disse Dora Bassi, con gran veduta poetica, è una mescola di colori, di profumi, straordinari. Ed in questa mescola la storia si confonde con la modernità, con quel presente, che a Redipuglia campeggia 8000 volte a ricordare che nulla è scontato e che dei ragazzi, per poter estendere i confini dell'Italia e sottrarli a quell'Impero che ha plasmato identità e bellezza e ricchezza in questo territorio da sempre votato al pluralismo culturale, a partire dalle sue lingue, hanno perso la propria vita in giovanissima età. Un territorio diffuso come i suoi monumenti, che spaziano in ogni dimensione e luogo, che abbracciano una fetta di storia importante, di quel secolo terribile, connotato da due guerre mondiali che hanno visto questo frammento di terra, essere suo malgrado, infelice attore e spettatore. E questi m

Celebrare ancora oggi Trieste o Gorizia italiana è un pleonasmo storico che non ha più alcun senso

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Trieste è oggi una cosa diversa rispetto a quella che fu un tempo, quando venne contesa, quando era una città contesa, quando si rischiò addirittura lo scoppio della terza guerra mondiale per la causa triestina. Cosa che oggi farebbe sorridere, eppure in quel tempo da sorridere c'era ben poco.  Rifugiarsi nel passato è un espediente per fuggire dal presente, quel presente connotato da pochezza, da vuoti, tipici della nostra epoca. Trieste così come Gorizia per lungo tempo furono città dall'anima e spirito asburgico. Oggi, questo spirito lo si può intravedere solo nell'architettura di queste città che spingono a rendere Trieste unica, grazie al suo fascino imperiale, e Gorizia, per il suo essere stato contenitore di una pluralismo che oggi esiste solo nelle metafore o in quella "Nizza d'Austria". Trieste e Gorizia sono due città che si stanno piegando all'omologazione di massa, che è il grande turismo che nel paradosso dei paradossi tende a val

L'italiano esodato... da Cherso

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  Prima del famigerato esodo, Cherso, come Lussino e come tanti altri posti del Quarnero, dell'Istria croata oltre che slovena, della Dalmazia, la presenza degli italiani autoctoni era importante, in alcuni casi si arrivava ad avere la maggioranza assoluta, poi, quello che è stato, è stato, i diritti però del bilinguismo, finalizzati a tutelare tanto l'italiano, quanto le radici e l'identità storica e culturale di questi luoghi, in un certo senso anche se con fatica sono sopravvissuti e difesi con battaglie quasi quotidiane da decenni da parte degli abitanti della minoranza del luogo. Però a volte capita di dover fare i conti con la legge dell'assurdo. Come a Cherso. Dove se da un lato emerge la sede della comunità italiana, con tanto di tricolore, dall'altro, il bilinguismo è praticamente inesistente. Anzi, ridicolizzato. Ci sono cartelli in inglese, sloveno e tedesco e non in italiano, altri, pochissimi, una manciata, in italiano, solo messi forse come accontentin

Sì al museo della Resistenza a Ronchi, ma sia regionale e non una cosa improvvisata

Nel 2017, fui sostenitore tramite una petizione, come riportata anche dalle pagine del nostro quotidiano il Piccolo, della proposta di istituire a Ronchi il primo museo della Resistenza regionale. In Italia di musei dedicati alla Resistenza ve ne sono diversi, anche in regione esiste un piccolo spazio museale ad Ampezzo, che fu la Capitale della Zona Libera, ed i Comune ha messo a disposizione una saletta al piano terra di Palazzo Unfer, dove hanno sede anche la Pinacoteca "Davanzo" e il Museo geologico. In questo edificio nell'estate-autunno '44 si svolgevano le riunioni della Giunta di governo della Zona Libera della Carnia ed il Museo, inserito nell'ambito di Carnia Musei, ospita una raccolta di materiale iconografico (fotografie, opere d'arte, elementi simbolici). Poi vi è uno spazio anche alla Risiera di Trieste, ma un museo regionale sulla Resistenza della nostra regione, non esiste. Ronchi oltre ad essere città del vino, e del curling bisiac, meri

L'intrigo di via Massimi 91 di Roma

Via Massimi, nello specifico via Massimi 91, a Roma, nel tempo è stata oggetto di visite da parte di curiosi, appassionati del caso Moro, che è uno degli intrighi irrisolti più complessi della recente storia europea oltre che repubblicana. Su via Massimi da alcuni anni si sono accesi i fari, inchieste giornalistiche, programmi televisivi, indagini e studi autonomi di diversi gruppi organizzati e non di studiosi. Ognuno ha la propria versione, la propria teoria. I brigatisti o alcuni di essi partirono da via Massini per recarsi in via Fani, nella mattina dell'agguato? Si fermarono in via Massimi per il passaggio di "consegne"? In via Massimi ci fu la prima prigione di Aldo Moro? Oppure via Massimi non c'entrava nulla ed è stata tirata in mezzo per delle casualità e coincidenze che nel caso Moro sono diventate una norma a dir poco inquietante? Una cosa è certa, se nascerà la terza commissione d'inchiesta sul caso Moro, se il suo scopo sarà quello di voler contribui

Intitolare il piazzale del punto più a nord del Mediterraneo di Monfalcone al generale Robert W. De Winton

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La storia del confine orientale è qui tra noi, sempre presente. Inaugurata, come ben sappiamo, la scalinata del punto più a nord del Mediterraneo a Norma Cossetto, per i motivi storici ben noti.    Sarebbe giusto, valutare, in tal direzione, di intitolare il piazzale che affianca la scalinata del porticciolo più a nord del Mediterraneo, al brigadiere generale Robert W. De Winton, vittima di quella che venne definita dagli inglesi come una esaltata, aderente al Partito Fascista, Maria Pasquinelli, che armata di pistola con tre colpi di pistola, colpendolo alle spalle il 10 febbraio del 1947, uccise il generale inglese come atto politico per le conseguenze derivanti dalla sconfitta dell'Italia nella seconda guerra mondiale e la perdita di territori annessi dal Regno d'Italia dopo la fine della prima guerra mondiale. Un gesto criminale, che le comportò l'ergastolo, anche se rischiò la pena di morte, ma ciò venne evitato per non trasformarla in una martire in un contesto politi