Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

L'unica “arma” che l'Italia ha per la giustizia per Giulio è non vendere più armi all'Egitto


Un pezzo interessante sul noto giornale madamasr, già preso di mira dai comportamenti repressivi delle autorità militari egiziane, evidenzia, a proposito dell'omicidio di Stato di Giulio, che  dopo che l'Italia ha ritirato il suo ambasciatore e ha interrotto le vendite di armi all'Egitto i paesi hanno deciso di avviare indagini congiunte, che l'Egitto ha chiuso nel 2021 a modo suo.L'Italia ha continuato a spingere verso il processo che è stato sospeso e le vendite di armi all'Egitto sono riprese.


Una cosa molto semplice. L'Egitto teme l'interruzione della vendita di armi da parte dell'Italia. Certo, non è che la collaborazione data sia stata poi proficua. Nelle indagini che hanno chiuso per loro i colpevoli erano quei cinque ragazzi innocenti trivellati di colpi dalla polizia egiziana, apice del depistaggio nell'omicidio di Stato di Giulio.

Sappiamo bene quanto l'Egitto tenga alle armi italiane, d'altronde è una dittatura militare al potere e le dittature militari la prima cosa che vogliono è potenziare il proprio esercito, armarlo. Miliardi di euro di commesse, se ne è parlato decine di volte, ogni volta spunta un pezzo nuovo, come gli Eurofighter Typhoon.

I soliti benpensanti diranno che tanto se l'Italia stoppa la vendita di armi all'Egitto, questi signori, signori per modo di dire, si rivolgeranno a qualcun’altra realtà e si danneggeranno le nostre industrie, le nostre aziende, i nostri business. Pazienza, ce ne faremo una ragione, intanto si provi a sospendere l'invio di armi all'Egitto, a fare pressione in questo modo per ottenere almeno l’indirizzo dei quattro imputati accusati dell'omicidio di Giulio, punta dell'iceberg di un sistema repressivo che ha fatto quello che ben sappiamo al nostro Giulio. Sarebbe il minimo sindacale, da parte di una politica estera e diplomatica letteralmente fallimentare su ciò.
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