Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

L'Egitto è in rivolta


Le proteste sono riesplose nell'occasione della ricorrenza della brutale repressione egiziana che ha portato a circa quattro mila arresti lo scorso settembre 2019. Da una settimana l'Egitto è in rivolta. Proteste nelle principali città dell'Egitto che stanno portando nelle strade donne, bambini, uomini, diverse generazioni a sfidare le forze repressive egiziane. Scontri violenti, si registrano le prime vittime ma anche la solidarietà internazionale. Iniziano in diverse parti del mondo a segnalarsi le prime manifestazioni a sostegno del popolo sceso in piazza davanti alle ambasciate egiziane per chiedere le dimissioni di Al Sisi. 

 


Proteste nate per la durissima repressione in corso in Egitto, un Paese retto da una dittatura militare con cui l'occidente, Italia in prima fila, continua a legittimarlo in modo agghiacciante. In un Paese dove la povertà è alle stelle, dove la corruzione è fertile grazie all'estrema fragilità del popolo e di un sistema dittatoriale feroce. Un popolo vittima dell'arroganza del regime che continua a sperperare risorse enormi per la faraonica nuova capitale amministrativa, mentre la gente comune non ha il pane per sfamarsi ed i soldi per curarsi. In tutto ciò mentre l'Egitto viene in modo sorprendente da alcune agenzie indicate come un paese sicuro per il turismo in materia di coronavirus, è un paese che in verità sta facendo duramente i conti con questa emergenza sanitaria, essendo il secondo paese con più vittime e casi in tutta l'Africa. Tra i principali sostenitori di queste proteste antigovernative c'è il noto attore Mohamed Alì, ex collaboratore dell'esercito egiziano, che continua a fomentare dall'estero le proteste contro Al Sisi.

mb

fonte vignetta

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