Il tempo si è letteralmente fermato alla stazione di Miramare di Trieste

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Un gioiellino liberty di epoca asburgica, che consente di arrivare al castello di Miramare, attraversando il polmone verde di Trieste, che affascina il viaggiatore, perchè il tempo si è fermato in via Beirut, a  Grignano come in nessun altro luogo a Trieste.  Un gioiellino che è ora chiuso, ora aperto, ma che necessita di essere valorizzato, riqualificato. Purtroppo già in passato preso di mira da azioni di vandali, ragione per cui venne eliminato il glicine che caratterizzava la pensilina esterna, preso di mira con vandalismi che hanno comportato spese per migliaia di euro da parte di RFI per effettuare interventi di restauro di natura  conservativa. Quella piccola stazione affascina e non ha eguali in Italia, ed è auspicabile che si possano trovare le risorse, gli intenti, la volontà, per farla ritornare ai fasti di un tempo. Purtroppo il tempo fa il suo corso e dei lavori di manutenzione sono necessari per ripristinare quel bene storico che viene invidiato da chiunque si soffermi a

Se le destre e fascisti hanno rinnegato la propria anima per salvare D'Annunzio e marcia su Fiume




Se c'è una cosa che colpisce, ma non stupisce, per parlare in stile dannunziano, in questo centenario della marcia su Fiume che anticipò la marcia su Roma, è il modo in cui avviene la riabilitazione, tanto ridicola quanto sconcertante soprattutto da parte da una chiara direzione politica. Destre e fascisti hanno rinnegato la propria anima pur di riabilitare e salvare D'Annunzio e la marcia su Fiume. I fascisti dicono che non era fascista, anche se D'Annunzio prese la tessera dei fasci nel 1920, anche se in una Milano occupata dai fascisti fece il suo ultimo discorso dal balcone proprio ai fascisti, anche se introdusse a Fiume gran parte della simbologia e del razzismo che verrà assorbito dal fascismo che si porrà in assoluta continuità con la marcia fiumana. Chi sostiene il contrario rischia di essere vittima della propaganda fascista del terzo millennio, che ha tutto l'interesse di sdoganare D'Annunzio e l'orripilante esperienza fiumana, per salvaguardare un simbolo del nazionalismo italiano sacro al fascismo quanto per le destre di questo Paese. E pur di salvarlo i fascisti rinunciano a qualificarlo come fascista, ci manca solo che dicano che fosse antifascista, cosa che non fu mai nel corso della sua vita. E le destre, che tanto si sciacquano la bocca di valori come dio, patria e famiglia, difendono l'atto eversivo che porterà gli occupanti a scontrarsi con l'esercito italiano e che comporterà la morte di una sessantina di persone, tra cui diversi militari italiani. Uccisi dai dannunziani per difendere l'occupazione di una città straniera, Fiume, che doveva essere sottratta agli "slavi" ritenuti da D'Annunzio come "mandrie di porci", "schiaveria bastarda". E pur di sdoganarlo difendono quel bordello a cielo aperto che fu Fiume, il dito rispetto alla luna dell'atto, quale annettere la città all'Italia, dito che si pone in assoluta antitesi con i valori tradizionali della destra. Insomma, si sta assistendo ad un cortocircuito tanto banale quanto squallido dal punto di vista storico, etico e morale. Ma la storia ha già giudicato e qualificato quei fatti e quel personaggio. Possono indossare una, dieci, cento maschere pirandelliane le destre e i fascisti, ma non riusciranno nel tentativo goffo di far passare un simbolo a loro caro, come un valore da difendere in questo Paese. Il dannunzianesimo è l'antitesi dello spirito che porterà alla formazione della nostra Costituzione. Almeno una volta le destre e i fascisti erano più corretti nei loro stili e rispettosi della loro storia ed identità, come a dire non ci sono più i fascisti e i destri di una volta.

mb

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