Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

La beffa di D'Annunzio,svaligiato dai suoi stessi legionari

Altro che beffa di Buccari. Ma la vera beffa, D'Annunzio, il "duce divino" come si faceva chiamare in una Fiume invasa da prostitute e cocaina e fiumi di alcool, la visse durante l'occupazione della città che aveva come scopo quella di sottrarla ai croati considerati di "razza inferiore" per annetterla all'Italia. Nei giorni finali di quella scellerata marcia. Tra il 4 e 5 gennaio del 1921 i legionari, si preparavano a lasciare la città, cacciati a calci nel sedere, oltre che cannonate. Di Fiume si ricorda che venne presa senza sparare un colpo, ma si ricorda sempre con difficoltà che si concluse in modo violentissimo, con una sessantina di vittime,dove per la prima volta si spararono tra loro militari italiani, regolari ed eversori. Ciò grazie all'ostinazione di chi per capriccio divino non voleva abbandonare Fiume, D'Annunzio. Mentre i legionari lasciavano la città, chi per mare, chi per terra, venne, il poeta amante della guerra, svaligiato. Svaligiato dai suoi stessi legionari. Come si legge nell'articolo della Stampa del 5 gennaio del 1921 che diede gran risalto a quel fatto evidenziando che ebbe luogo un colpo di mano, "uno dei tanti colpi di mano che D'Annunzio consentì e premiò nel passato" ora "rivolto contro di lui". Si parlava di milioni frutto del sequestro del Cogne, oltre che a vari documenti contenuti sempre nella cassaforte della Reggenza fiumana. Reggenza che anticipò il fascismo. Da ricordare che durante gli atti di pirateria criminale a Fiume le navi mercantili deviate  furono: nel 1919 - Venezia (19 settembre), William, (29 settembre), Presidente (2 ottobre), Persia con importante carico d’armi (7 ottobre), Ravenna (17 ottobre), Trapani (17 dicembre); nel 1920 - Taranto (18 gen­naio), Vragnizza (19 marzo), Baro Feyervary con oltre 5000 tonn. di grano (7 maggio), Cogne (6 settembre). Rimane il fatto che se la si vede dal punto di vista tragicomico quella di D'Annunzio potrebbe essere una storia alla Fantozzi, peccato che da ridere, però, alla fine vi sarà ben poco. Perchè la guerra da lui sostenuta e voluta fu una carneficina, come una carneficina fu Fiume, oltre che un disastro per il futuro dell'Italia poichè pose le basi per il ventennio fascista.

mb

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