Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Il mondo celebra la rivoluzione di Basaglia, ma qui si celebra D'Annunzio



Trieste è una città dove a volte i concetti di libertà e disobbedienza o rivoluzione, vengono usati in modo del tutto fuorviante, inopportuno, improprio.Libertà non è occupare terre altrui, disobbedienza non è militarismo eversivo, rivoluzione non è annientare l'identità culturale e linguistica altrui per l'affermazione della propria, ritenuta in modo arrogante come "superiore". Mentre a Trieste in modo anacronistico, antistorico e sconcertante si celebra il simbolo del nazionalismo italiano, D'Annunzio, il mondo celebra ciò che a Trieste meriterebbe un monumento epocale. La rivoluzione di Basaglia. Rivoluzione, libertà e la virtù della disobbedienza caratterizzano l'operato di Franco Basaglia, nato a Venezia, studierà a Padova, inizierà ad operare a Gorizia, passando da New York e Parma sarà a Trieste che si affermerà quella frase che farà la storia: la libertà è terapeutica, avviando quel progetto che porterà alla chiusura dei manicomi. La BBC con un servizio audio di 23 minuti  racconta "la rivoluzione di Basaglia nata a Trieste. "La decisione dell'Italia di chiudere i suoi manicomi nel 1978 ha cambiato il modo in cui molti pensano alla salute mentale." E anche con un video si racconta la storia di Sara, qui a Trieste, che dichiara che questa città "è il posto migliore per ammalarsi". Sara che ha lottato con i suoi problemi sin da quando era bambina.Vive a Trieste, dove le idee di una "rivoluzione" della salute mentale negli anni '70 la stanno aiutando a costruire la propria vita. Questioni di vedute, di prospettive. Il '900 ha espresso nefandezze, ma anche cose meravigliose. C'è chi preferisce chiudersi nei propri confini, celebrando uno dei simboli nazionalistici di quel '900 che si pongono in assoluta antitesi con il concetto di libertà, e con la virtù della disobbedienza, e chi, invece, preferisce raccontare e celebrare quella lungimiranza di chi ha abbattuto muri e confini, fisici e mentali, per quella libertà che verrà conosciuta per la prima volta in modo umanamente potente da una infinità di persone imprigionate per lunghi anni dentro vetusti muri.  Questo è il volto di Trieste che affascina il mondo, che  fa progredire la città, che la pone nella sua giusta dimensione internazionale e globale, e non sicuramente quello del dannunzianesimo che riporta la città indietro di cent'anni.

mb

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