Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Se il censimento delle minoranze è sbagliato in Italia e giusto in Slovenia

I censimenti effettuati nei confronti delle minoranze risalgono al periodo asburgico o al fascismo. L'ISTAT non effettua censimenti sulle minoranze, anche se il sacrosanto utilizzo della propria lingua per rispondere ai quesiti dell'ISTAT sicuramente è uno strumento che può essere letto come facilitatore per arrivare a censire chi parla in sloveno rispetto a chi parla in italiano. Anche se chiaramente è una cosa diversa dal definirsi come sloveno, di nazionalità slovena o di lingua slovena solo perchè si risponde in sloveno. Ad esempio, in passato c'è chi ha osservato che per capire quanti sono gli sloveni dalle nostre parti basta capire quanti sono coloro che frequentano le scuole in lingua slovena. In realtà sono tantissimi di madre lingua italiana, di nazionalità italiana, che decidono di iscrivere i propri figli alle scuole di insegnamento di lingua slovena, e in questo caso, come andrebbero considerati?  Quella del censimento è una questione politica, nulla di più. Perchè, qualcuno, deve spiegare a cosa serve, quale la necessità. E' evidente che i diritti non possono essere correlati alla quantità. Il FVG ha le proprie radici nella cultura latina, slava e germanica, questa  storia nella sua interezza va rispettata a prescindere dalla ipotetica consistenza numerica degli appartenenti alle minoranze linguistiche. Ma se in Italia ha creato scalpore la proposta del censimento verso le minoranze linguistiche, per ora slovene, ma non è escluso che si possa arrivare anche a quella friulana e germanofona, in Slovenia, invece per tempo è stato del tutto normale censire gli italiani della minoranza con tanto di registri conservati dalle Istituzioni, con la scusante delle liste elettorali. E a quanto pare chi doveva rappresentare le minoranze non pare che si sia opposto a tutto ciò, anzi. Perchè questa differenza di vedute? O si dice chiaramente che i diritti vanno correlati alle presenze numeriche, cosa non contemplata dalla Costituzione, oppure, queste schedature, questi censimenti non servono a un bel niente, oltre che a determinare zizzania e preoccupazioni proprie di epoche che non si vorrebbero più conoscere.

mb

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