La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Quel reportage degli anni '50 sulla marcia di Ronchi. Scomparsi tutti i cimeli dell'occupazione di Fiume



Correva l'anno 1954, si direbbe nel noto programma televisivo la Grande Storia. Alcune puntate sul corriere di Napoli a firma di Gustavo Traglia, sul 35° anniversario della marcia di Ronchi. Articoli con in parte con la retorica con cui si esaltò quella marcia nazionalista che con il Natale di sangue porterà allo scontro armato tra regolari e irregolari italiani, con una sessantina di morti, ma evidenzia soprattutto il distacco che a Ronchi vi era nei confronti di quell'atto che anticiperà di qualche anno la marcia su Roma. Si legge che il messaggio,scritto a mano, con il quale D'Annunzio offriva a Ronchi la sua medaglia d'oro, per l'occupazione di Fiume, che sembrava scritto di pugno di D'Annunzio, in realtà era una copia. Nel senso che l'originale è sparito. Quello presente in Comune è solo una copia scritta a mano, ma non l'originale. Si racconta che venne fatto sparire per metterlo al riparo a causa del sentimento avverso che c'era verso quell'atto dannunziano. Così come la medaglia d'oro. Sparita per essere fusa a Trieste, per rendere più commerciabile l'oro, si legge, così come sparì una bandiera fiumana e e una foto con dedica originale di D'Annunzio. Tutto andato perduto, scrisse il giornalista. Racconta di una permanenza dei legionari a Ronchi di solo 8 ore e mezza, nessuno di Ronchi, uno solo di Monfalcone, a dimostrazione di quanto fosse aliena quella roba in questo territorio. D'altronde anche la stessa targa che ricorda la marcia di occupazione di Fiume  a Ronchi venne collocata da Giunta, che sarà capo del fascio triestino e segretario del PNF, perchè nessuno di Ronchi voleva collocarla, così come il monumento in ricordo di quella marcia, il Comune di Ronchi in quel tempo, definendo quella marcia, giustamente, con i connotati fascisti, si rifiutò categoricamente di volerlo realizzare sul proprio territorio. Troverà posto, invece, a Monfalcone. In una Ronchi che negli anni '20 vide conferire a D'Annunzio, purtroppo, la cittadinanza onoraria e mutare via Trieste in via D'Annunzio, per non parlare del cambio del toponimo, che passando dalla cittadinanza onoraria a Mussolini, revocata solo in questi anni, nel 1925 venne decretato, dopo l'annessione fascista di Fiume al Regno d'Italia, in Ronchi dei Legionari, da Ronchi di Monfalcone. Ancora si può porre rimedio per sistemare le cose, sdannunziando Ronchi. Togliendo "dei legionari" per il solo Ronchi, ripristinando la vecchia via Trieste e revocando la cittadinanza onoraria a D'Annunzio. Sarebbe un gesto europeista, di progresso, e di civiltà e di rispetto verso la città di Rijeka/Fiume.

mb
fonte estratto da Archivio della Memoria Consorzio Culturale del Monfalconese

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