Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Si fermano gli sbarchi, si chiudono i porti, ma ritorna la rotta Balcanica. Un centinaio gli arrivi in pochi giorni




Il Piccolo lo ha denunciato con chiarezza. La Rotta Balcanica, che in passato ha solo sfiorato il FVG, ora, evidentemente interessa maggiormente questa regione. L'ultimo caso, è quello della zona di Domio, in provincia di Trieste, al confine con la Slovenia. Un centinaio circa i migranti individuati. Ovviamente il dibattito in rete si è scatenato, facile intuire i tipi di commenti.  Il caso più eclatante è stato sicuramente l'inseguimento iniziato a Trieste e finito nel primo Friuli, con  poco più di una decina di migranti rinchiusi come pacchi all'interno di un furgone. Si tratta di casi dovuti alla casualità, perchè individuati, altri, sono riusciti sicuramente ad attraversare il Paese per dirigersi verso le solite mete, Germania, prima di tutto. Attraversano Croazia e Slovenia, ricordiamo che si erano in parte chiuse con il filo spinato, per frenare la rotta Balcanica. Il Ministero dell'Interno, focalizza la propria attenzione solo sulla questione degli sbarchi. Basta vedere cosa comunica il cruscotto giornaliero. Dati sugli sbarchi che evidenziano un calo a decorrere dal 1 gennaio 2019 al 9 aprile 2019 comparati con i dati riferiti allo stesso periodo degli anni 2017 del -97,96% e 2018 del -92,02%. Ad oggi sono 550 gli sbarchi. Ma, di questo passo, il confine della Venezia Giulia sicuramente supererà di gran lunga  a livello numerico gli sbarchi nei porti che sono stati chiusi. Il confine è già controllato da tempo, tra chi proponeva telecamere, e chi proponeva ulteriore militarizzazione. Certo che se questi arrivi dovessero aumentare proprio in questo periodo, bollente a livello elettorale, sicuramente le forze nazionaliste ne trarranno beneficio, visto lo stato in cui si trova il nostro Paese dove il prima gli oramai è parte della quotidianità degli italiani in una Europa che si trova catapultata in un periodo tipicamente da ventennio pur se con gli adattamenti dei tempi moderni che viviamo. E queste persone, che affrontano mille peripezie per andare alla ricerca di una vita dignitosa, diventeranno la solita carne da macello per una politica sempre più cinica e imperniata di odio sociale.
mb

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