C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

25 anni di menzogne su Ilaria Alpi e Miran Hrovatin




Gli anni passano. E passano in fretta. E' chiaramente impossibile mantenere alta l'attenzione per 25 anni, continuamente, su un determinato evento, fatto, per quanto drammatico e tragico e violento. Perchè il mondo corre, è difficile stargli dietro, altri eventi ti travolgono, altri fatti emergono con prepotenza, in un mondo dove giustizia e verità, rischiano spesso di diventare principi, per quanto fondamentali e imprescindibili, sacrificati per la menzogna di stato. Questo è il caso di Ilaria Alpi e Miran Hrovartin. Son passati 25 anni da quell'agguato, spacciato per rapina, ci sono state sentenze, c'è chi ha scontato 17 anni di galera per poi essere assolto, condannato da innocente, ci sono state commissioni d'inchiesta che non hanno portato da nessuna parte, se non all'assoluzione del sistema, si è parlato di Gladio, e di interessi plurimi coinvolti, di tutto e di più. Intanto, sono sorti premi, fondazioni, la società civile non si è rassegnata all'ingiustizia, perchè alla fine, tutti, almeno una parte di verità la conoscono, Ilaria e Miran sono stati uccisi per il loro lavoro, per quella fogna a cielo aperto di malaffare che stavano portando sotto i fari dell'attenzione mediatica, un lavoro d'inchiesta considerato scomodo, da un sistema corrotto, e criminale, che ha coinvolto diversi interessi e affari di stato. Anche in questo caso la verità e giustizia non è stata trattata come affare di stato, con la conseguenza che son passati 25 anni di calunnie, menzogne, depistaggi. Il tempo della verità e giustizia per Ilaria e Miran, forse un giorno arriverà, ma non perchè caduta dal cielo, perchè conquistata, o forse anche no, quello che è certo, è che ancora una volta l'Italia si trova a dover fare i conti con un caso che speravano alcuni di archiviare nella storia degli eventi, così non è stato, perchè quando pensi a Ilaria e Miran, sai che in quel momento stai pensando ad un profondo caso di ingiustizia, quella che non potrà mai renderci partecipi di un Paese degno di essere libero, autonomo, indipendente e democratico. Non riuscire a conseguire queste verità, significa tradire, prima di tutto, lo spirito profondo che ha caratterizzato la nascita della nostra Costituzione. Nata da un processo di guerra, di dissoluzione del Paese, non solo una nuova pagina, ma un nuovo libro, con ideali profondi e principi, immensi, e anche nel caso di Ilaria e Miran si è in presenza di una Repubblica che non ha riconosciuto i diritti inviolabili dell'uomo, a partire da quello della giustizia.

mb

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