C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Se tutti i morti sono uguali nell'Italia che non ha avuto la sua Norimberga

Che siano gialli, verdi, rossi, neri, blu, che abbiano tutti i colori dell'arcobaleno, poco importa. Innanzi alla morte si è tutti uguali e la pietà umana va rispettata. Pertanto, è giusto poter piangere i propri morti. Questo è il ragionamento tipico, che in particolar modo in Italia, trova piede dalla fine dei tempi della guerra. Un Paese che non ha avuto storicamente la sua Norimberga, e le conseguenze si sono viste. Una mancata Norimberga ha significato una de-responsabilizzazione storica del Paese. Ma ciò non è avvenuto per caso. E' avvenuto per ragioni che ha la storia ha ben evidenziato. Il famigerato pericolo "rosso". Nel nome del quale si è avviata una "democratizzazione" del fascismo, che perdura sino ad oggi, per contrastare l'avanzata dell'Unione Sovietica, nonostante, già nell'immediatezza del '48 con la rottura del Cominform fu proprio la Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia a fungere da cuscinetto tra l'Italia e l'Unione Sovietica, i cui rapporti si ricuciranno solo alla morte di Stalin. Chi ha contribuito alla liberazione del Paese, le forze alleate americane, hanno consentito la legittimazione politica di realtà che solo qualche anno prima avevano combattuto sul terreno, aspramente, perchè c'era un nemico in comune da fronteggiare. Cadrà il muro di Berlino, cadrà l'Unione Sovietica, ma resisterà la NATO e soprattutto continuerà a persistere la legittimazione di forze fasciste che fanno politica alla luce del sole, nonostante una Costituzione violata nei suoi principi fondamentali fin dalla sua nascita. Questo è il contesto storico del perchè tutti i morti in Italia possono essere uguali, attraverso la scusante della pietà umana. D'altronde già nell'800 si scriveva che, "nella democrazia dei morti tutti gli uomini sono finalmente uguali. Non vi è né rango né posizione né prerogativa nella repubblica della tomba." Così un politico americano di fine '800, John James Ingalls. La differenza la fanno, però, i vivi. Con la memoria storica che vogliono preservare e consegnare alle nuove generazioni. E ciò che si sta facilitando in Italia, sotto lo spirito della "memoria condivisa" è che tu sia che fossi dalla parte delle vittime che da quelle del carnefice può non fare differenza, tutti, in quanto morti, meritano di avere un fiore. Il problema si pone quando questo fiore non è più affare privato ma viene accompagnato da commemorazioni politiche, legittimazioni istituzionali, in una cornice che sulla carta dovrebbe essere ostile a questo modo di fare e concepire la "storia".

mb

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