Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Milioni in Italia le persone a rischio frane e alluvioni, migliaia le industrie, i beni culturali e gli edifici a rischio. E' come una guerra

Non rischiamo di diventare come Atlantide, ma poco ci manca se si continua così. Tra cambiamenti climatici devastanti che fatichiamo ad accettare ma con i quali i conti abbiamo iniziati a farli e duramente, e devastazione del territorio, rendendolo ancora più fragile e precario, il dado è tratto. L'allarme era già stato lanciato nell'edizione 2018 del Rapporto sul dissesto idrogeologico in Italia, la seconda dedicata a questo tema, che fornisce il quadro di riferimento aggiornato sulla pericolosità per frane e alluvioni sull’intero territorio nazionale e presenta gli indicatori di rischio relativi a popolazione, famiglie, edifici, imprese e beni culturali.

I dati che emergono sono impressionanti. 

La popolazione residente esposta a rischio alluvioni in Italia  è pari a: 2.062.475 abitanti (3,5% del totale ) nello scenario di pericolosità idraulica elevata P3 (tempo di ritorno fra 20 e 50 anni); 6.183.364 abitanti (10,4%) nello scenario di pericolosità media P2 (tempo di ritorno fra 100 e 200 anni) e 9.341.533 abitanti (15,7%) nello scenario P123.  Le regioni con i valori più elevati di popolazione a rischio alluvioni nello scenario di pericolosità idraulica media P2 sono Emilia-Romagna, Toscana, Veneto, Lombardia e Liguria.

Gli edifici a rischio alluvioni in Italia  sono: 487.895 (3,4% del totale) nello scenario di pericolosità idraulica elevata P3 (tempo di ritorno fra 20 e 50 anni); 1.351.578 (9,3%) nello scenario di pericolosità media P2 (tempo di ritorno fra 100 e 200 anni) e 2.051.126 (14,1%) nello scenario P128 (scarsa probabilità di alluvioni o scenari di eventi estremi) . Le regioni con i valori più elevati di edifici a rischio alluvioni nello scenario di pericolosità idraulica media P2 sono Emilia-Romagna, Toscana, Veneto, Lombardia e Piemonte .


Le unità locali di imprese (IM) esposte a rischio alluvioni in Italia sono: 197.565 (4,1% del totale) nello scenario a pericolosità idraulica elevata P3; 596.254 (12,4%) nello scenario a pericolosità idraulica media P2 e 884.581 (18,4%) nello scenario a pericolosità idraulica bassa P130.


I Beni culturali a rischio alluvioni in Italia  sono 13.865 (6,8% del totale31) nello scenario di pericolosità idraulica elevata P3, 31.137 (15,3%) nello scenario di pericolosità idraulica media P2 e 39.426 (19,4%) nello scenario di pericolosità bassa P132 (Figura 4.35). Il numero più elevato di Beni culturali a rischio nello scenario P2 si registra in Emilia-Romagna, Veneto, Liguria e Toscana  e nelle province di Venezia, Reggio Emilia, Ferrara, Genova, Bologna, Ravenna, Firenze e Parma

Guardando al FVG, le unità locali a rischio di alluvioni sono circa 7mila, quasi l'8%, gli edifici a rischio alluvioni quasi 28 mila, pari all'8%; quasi 90 mila i cittadini a rischio alluvione, una città come Udine praticamente, 630 i beni culturali a rischio alluvione.

Dal 2015 al 2018 il quadro è peggiorato in modo significativo. Nel rapporto evidenziano che  si registra un incremento del 4,7% della popolazione a rischio frane residente in aree P3 e P4 e un incremento del 4,4% della popolazione a rischio alluvioni nello scenario medio P2. Sottolineando che le opere finanziate negli ultimi anni produrranno effetti solo nel prossimo futuro in quanto il tempo medio di attuazione degli interventi strutturali, comprensivo delle fasi di avvio, progettazione, aggiudicazione, esecuzione lavori e collaudo, è pari a 4,7 anni, con l’80% delle opere realizzato tra 2,1 e 7,8 anni (elaborazione su un campione di 4.720 lotti conclusi monitorati nella Piattaforma ReNDiS nel periodo 1999-2018).

Insomma, siamo proprio inguaiati. L'unica emergenza vera che ha l'Italia è questa. La messa in sicurezza del proprio territorio. E' come una guerra e la stiamo perdendo in modo catastrofico e con tante vittime oltre alla distruzione materiale e danni economici incalcolabili.


Sul fronte frane la situazione è altrettanto disastrosa.
La popolazione a rischio frane in Italia  è pari a: 507.894 abitanti residenti in aree a pericolosità molto elevata P4 PAI; 774.076 abitanti residenti in aree a pericolosità elevata P3; 1.685.167 abitanti in aree a pericolosità media P2; 2.246.439 abitanti in aree a pericolosità moderata P1 e 475.887 abitanti in aree di attenzione. Se consideriamo le 2 classi a maggiore pericolosità (P3+P4) la popolazione a rischio ammonta a 1.281.970 abitanti, pari al 2,2% del totale. 


Gli edifici totali a rischio frane in Italia  sono 227.329 in aree a pericolosità molto elevata P4, 323.394 in aree a pericolosità elevata P3, 548.500 in aree a pericolosità media P2, 599.813 in aree a pericolosità moderata P1 e 184.986 in aree di attenzione.

Le unità locali  di imprese (IM) a rischio frane in Italia (v. 2.0 – Maggio 2018) sono 31.824 in aree a
pericolosità molto elevata P4, 51.124 in aree a pericolosità elevata P3, 123.772 in aree a pericolosità
media P2, 168.070 in aree a pericolosità moderata P1 e 28.929 in aree di attenzione.

I Beni Culturali a rischio frane in Italia  sono 37.847 pari al 18,6% del totale (203.665 Beni Culturali; banca dati VIR al 5 febbraio 2018). Se consideriamo le classi di pericolosità elevata P3 e molto elevata P4 i Beni Culturali esposti sono 11.712 pari al 5,8%.

Guardando al FVG, sul rischio, frane, sono 4.338 le persone a rischio, poco più di 2 600 gli edifici a rischio frane, 335 le imprese, e ben 88 i beni culturali a rischio frane.

Marco Barone 


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