Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

FVG: emergenza (d)istruzione? Prove tecniche di regionalizzazione. ATA e docenti di sostegno a carico della regione





I numeri dell'emergenza istruzione in FVG sono noti.   Seicento docenti in meno rispetto all’organico previsto, 98 dirigenti scolastici su 171, 14 scuole senza direttore dei servizi generali e amministrativi (Dsga), personale per il sostegno ai bisogni educativi speciali (Bes) coperto solo per il 60%, il 40% in meno del personale amministrativo, tecnico e ausiliario degli istituti (Ata) e un Ufficio scolastico regionale, declassato nel 2014, che e’ passato da 133 a una sessantina di unità. Un disastro totale. Per non parlare della questione sicurezza delle scuole. A ciò poi si aggiungono anche due dimissioni al vertice dell'USR avvenute in neanche due anni di tempo.  Ed il tutto accade in una regione a statuto speciale, che nel corso di questi anni ha avuto governi amici ed in continuità con quelli operanti a livello regionale. Ora, a quanto pare, la via da perseguire è quella della regionalizzazione che porterà alla scuola della Padania, negli intenti utopistici forse di alcuni sognatori. Intanto, l'emergenza sussistente in FVG spiana la strada alla regionalizzazione. Nella legge di stabilità del 2019 del FVG
si legge:   Comma 26. In considerazione dell’urgenza di garantire la piena operatività e la qualità del servizio di istruzione e nelle more dell’avvio delle operazioni di regionalizzazione delle competenze in materia di istruzione non universitaria, l’Amministrazione regionale è autorizzata ad avviare con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca le procedure per la predisposizione, a valere per l’anno scolastico 2019-2020, di protocolli di intesa o accordi allo scopo di addivenire a una temporanea soluzione con riferimento alla carenza di organico negli istituti scolastici del Friuli Venezia Giulia, rappresentato da personale ausiliario, tecnico e amministrativo e da insegnanti di sostegno. Comma 27.  Le intese o gli accordi di cui al comma precedente sono diretti a consentire l’utilizzo di personale ausiliario, tecnico, amministrativo e di insegnanti di sostegno con oneri a carico della Regione.  Con deliberazione della Giunta regionale sono approvati gli schemi delle intese o accordi di cui al comma 26, al fine di stabilire le modalità di attuazione degli interventi di cui al comma 27.

Purtroppo tutto ciò è l'estrema conseguenza del sistema dell'autonomia scolastica. Lo si sapeva che si sarebbe prima o poi arrivati a queste conseguenze. Scuola che vai organizzazione che troverai. E ciò è servito a preparare il campo. Anno dopo anno. Deleterie per l'unità del sistema d'istruzione italiano a partire dal sistema di reclutamento del personale e gestione dello stesso. Oramai la scuola sta diventando come una sorta di Lego. A ognuno il proprio.

Marco Barone 

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