C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

I Paesi dell'Est rischiano di non entrare in Europa. 2019, l'annus horribilis per l'UE?

La Croazia è titubante, e ogni anno, all'avvicinarsi del momento fatidico dell'entrata nello spazio Schengen, questo si sposta sempre un passo in avanti, un passo che lo rende irraggiungibile. Croazia che si interroga anche sul futuro dell'Euro. Che effetto avrà questa introduzione in Croazia? Gelosissimi della kuna? Tutto rinviato al 2020, pare. Ma prima del 2020 ci sarà il 2019. Anno decisivo per l'UE e anche l'Europa unita. Sarà un referendum quello che si svolgerà alla fine della primavera del 2019 con le politiche comunitarie per il rinnovo del Parlamento europeo, fondamentale. In una Europa senza più guida,  ridotta ora alla Francia ora alla Germania, uscita con le ossa rotta dalle politiche dell'austerità, con il Regno Unito che è fuggito, con il chiudersi a guscio a causa del terrorismo, con l'incapacità di gestire il fenomeno sociale dell'immigrazione, trasformandolo da opportunità a problema, con i neonazismi e neofascismi all'orizzonte sempre pronti a colpire, con i nazionalismi ritornati a farsi sentire con vigore proprio nel centenario del grande guerra che ha disastrato l'Europa. C'è chi fugge, c'è chi vorrebbe fuggire ma non può e non deve come l'Italia, perchè sarebbe un suicidio pazzesco, perchè gli stati nazionali sono superati dalla storia, ma per quanto superati, i processi decisionisti europeisti hanno fatto solo disastri per come gestiti. Quando si parla di Europa oggi non si sa di cosa si sta parlando. Una regione che non ha neanche una capitale, che non sa più che pesci prendere. Non si sa più cosa sia questa Europa, dove voglia andare. In troppi ne vorrebbero la fine ma senza Europa non si va da nessuna parte, si torna solo indietro. Ed in tutto ciò mentre la Turchia spera ancora di aderire all'UE, Serbia, Montenegro, Bosnia Erzegovina, Kosovo, Albania e ex Repubblica jugoslava di Macedonia (Fyrom) o Macedonia del Nord, dovrebbero diventare membri dell’Unione a tutti gli effetti entro il 2025. Ma se le cose continuano così in Europa non ci entreranno mai, forse perchè non esisterà più, perchè la baracca sarà già saltata. Il rischio è alto. Caduto il muro di Berlino, caduto quello di Gorizia, passando dalla dissoluzione jugoslava, ultima grande guerra europea, doveva essere un mondo di fratellanza, uguaglianza, libertà. Ma il capitalismo ha compiuto disastri, come nella sua natura ed è l'unico responsabile della fine dell'Europa unita. Il 2019 sarà l'annus horribilis per l'UE? Probabile.

Marco Barone 

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