C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Se ci si accorge del razzismo solo ora nell'Italia dove è sempre stato un problema sottovalutato

In Italia non esiste un quadro completo sullo stato del razzismo. Esistono dati variegati, non sempre intrecciati tra di loro. In Italia il razzismo è sempre stato un problema. Si va ad ondate, ci sono ondate in cui gli atti razzisti devono fare notizia, e ondate in cui gli atti razzisti non devono fare notizia. E poi si arriva a quella che è una vera e propria sistematica escalation. Di aggressioni fisiche. Eppure in Italia, ad esempio, vi è stata la nota Commissione sull'intolleranza, la xenofobia, il razzismo e i fenomeni di odio, istituita il 10 maggio 2016 con il compito di condurre attività di studio e ricerca su tali temi, anche attraverso lo svolgimento di audizioni. La Commissione  presieduta dalla Presidente della Camera e, sul modello già sperimentato per la Commissione di studio sui diritti e i doveri dei cittadini in Internet, includeva un deputato per ogni gruppo politico, esperti, rappresentanti di ISTAT, Consiglio d'Europa, Nazioni Unite-UNHCR nonché di centri di ricerca e di associazioni. Ed ha concluso i lavori nel 2017 producendo una corposa relazione. Dove emergeva chiaramente la criticità del fenomeno del razzismo in Italia. Ad esempio  il 25%  della popolazione considera l’omosessualità una malattia, il 20% ritiene poco o per niente accettabile avere un collega, un superiore o un amico omosessuale. Il 65% degli italiani (contro il 21% dei tedeschi) pensa che i rifugiati siano un peso mentre il 35% pensa che gli immigrati tolgano lavoro agli italiani. E così via dicendo.Un via dicendo che ha alimentato discriminazioni, esclusioni, che hanno colpito e interessato una pluralità di soggettività. Cosa si è fatto nel corso del tempo per fermare e contrastare ciò. Quali strumenti legislativi, di prevenzione effettivamente rapidi ed efficaci? Poco o nulla. Eppure i dati a disposizione erano chiari. Serviva intervenire con mano pesante. E non è stato fatto. Con la responsabilità di alcuni media che hanno sostenuto propagande meschine, resuscitato cadaveri politici, e rinforzato istanze pessime, per arrivare ad un tardivo mea culpa, lì dove viene manifestato cercando di correggere il tiro rispetto al passato. Perchè quando la ruota gira è difficile fermarla. Ed ora gira. Il razzismo in Italia è sempre stato un problema, sottovalutato. Guai a strumentalizzarlo per ragioni politiche elettorali. Chi ne pagherà le conseguenze saranno solo le vittime, nessun altro.

Marco Barone

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