Il tempo si è letteralmente fermato alla stazione di Miramare di Trieste

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Un gioiellino liberty di epoca asburgica, che consente di arrivare al castello di Miramare, attraversando il polmone verde di Trieste, che affascina il viaggiatore, perchè il tempo si è fermato in via Beirut, a  Grignano come in nessun altro luogo a Trieste.  Un gioiellino che è ora chiuso, ora aperto, ma che necessita di essere valorizzato, riqualificato. Purtroppo già in passato preso di mira da azioni di vandali, ragione per cui venne eliminato il glicine che caratterizzava la pensilina esterna, preso di mira con vandalismi che hanno comportato spese per migliaia di euro da parte di RFI per effettuare interventi di restauro di natura  conservativa. Quella piccola stazione affascina e non ha eguali in Italia, ed è auspicabile che si possano trovare le risorse, gli intenti, la volontà, per farla ritornare ai fasti di un tempo. Purtroppo il tempo fa il suo corso e dei lavori di manutenzione sono necessari per ripristinare quel bene storico che viene invidiato da chiunque si soffermi a

Più che aiutarli a "casa loro" sarebbe meglio andar via da "casa loro"

Ogni estate, puntuale, il solito interminabile tormentone. Non più la questione meridionale, finita su chi l'ha visto, ma la questione dei migranti. Con le solite prese di posizioni, il tutto come si trattasse di una partita di calcio tra buonisti e cattivisti e palla al centro. Non avrà mai una soluzione certa e definitiva. Si potranno fare tutti gli accordi di questo mondo o di qualche altro mondo. L'Africa è un continente enorme, ricco, massacrato dal colonialismo. Ed oggi si raccoglie ciò che è stato seminato. Piaccia o non piaccia è così. A poi ciò si aggiungono i problemi climatici il dado è tratto come si diceva nei tempi in cui oltre la terra dei leoni si faticava ad andare.

Il disco giro, e non si balla. Una volta la Cina veniva considerata come la terra degli inferiori, dei copioni. Oggi la Cina è una potenza economica che fa paura al vecchio mondo. Certo, ad alti livelli ci è arrivata in modo schiavista, ma è arrivata. E l'Europa collassa, perde pezzi con il Regno Unito che se ne va, l'America continua ad essere il continente felice che cerca di dettare legge al mondo lavandosi le mani dei guai che combina, e l'Africa è lì. Ed il tutto mentre incrementa la paura dello straniero, ritorna l'uomo nero. Ricordiamoci che storicamente la resistenza in Italia ha avuto sostanzialmente luogo quando il Paese è stato invaso dopo l'8 settembre del '43 con la dissoluzione dell'esercito italiano dalla Germania nazista. Si è lottato prima contro gli invasori nazisti. Da quando esiste l'uomo l'invasore è sempre stato contrastato, combattuto, temuto e odiato. Ed oggi l'invasore è il migrante.
 
Cosa pensano di fare? Un Mose all'ennesima potenza per fermare le emigrazioni? Schierare una infinità di navi da guerra lungo tutta la rotta africana?  Si destinano milionate di euro al sistema africano intanto. Che fine fanno questi soldi non è dato compiutamente sapere. Facile immaginarlo in un Paese che di democratico non ha niente di niente nel suo complesso e dove la corruzione è la normalità. Ed il tutto in una Europa sempre più disagiata, povera e con la gente europea sempre più incazzata nera. Forse sarebbe cosa giusta semplicemente più che continuare ad aiutarli a casa loro continuando a sprecare soldi pubblici e creando ancora ed ancora casini pazzeschi, con il mai tramontato spirito coloniale, andare via da casa loro. 
Hanno gli africani tutte le capacità di autogestirsi. Siamo stati noi la loro rovina. Lasciamoli in pace e se la caveranno benissimo da soli. Andiamo via noi da casa loro e vedrete che andrà meglio. Per tutti. Ovviamente lo spirito di collaborazione e solidarietà dovrà persistere, ma in modo diametralmente opposto rispetto a come ha funzionato oggi. Intanto la non musica del solito tormentone dei migranti continua. Continua soprattutto sulla pelle di poveri disperati e disgraziati, disposti a tutto pur di cambiare vita. Come dargli torto? Chiunque nelle loro condizioni farebbe la stessa cosa.

Marco Barone

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