Il tempo si è letteralmente fermato alla stazione di Miramare di Trieste

Immagine
Un gioiellino liberty di epoca asburgica, che consente di arrivare al castello di Miramare, attraversando il polmone verde di Trieste, che affascina il viaggiatore, perchè il tempo si è fermato in via Beirut, a  Grignano come in nessun altro luogo a Trieste.  Un gioiellino che è ora chiuso, ora aperto, ma che necessita di essere valorizzato, riqualificato. Purtroppo già in passato preso di mira da azioni di vandali, ragione per cui venne eliminato il glicine che caratterizzava la pensilina esterna, preso di mira con vandalismi che hanno comportato spese per migliaia di euro da parte di RFI per effettuare interventi di restauro di natura  conservativa. Quella piccola stazione affascina e non ha eguali in Italia, ed è auspicabile che si possano trovare le risorse, gli intenti, la volontà, per farla ritornare ai fasti di un tempo. Purtroppo il tempo fa il suo corso e dei lavori di manutenzione sono necessari per ripristinare quel bene storico che viene invidiato da chiunque si soffermi a

Sapori d'inverno con i versi di Domini

Ronchi è un cuore di un corpo, un corpo multiforme, un corpo ora donna ora uomo ora né uomo e né donna. Un corpo dove scivola il sole fin sull'Adriatico, dove l'alba della luna sul rosso Carso risveglia i fantasmi della notte, rumori di un tempo sepolto da guerre.  E poi l'estremo opposto il silenzio delle acque, Isonzo e Timavo, la forza delle Alpi che si confondono con le nuvole, ma è neve. Neve d'inverno. Neve d'inverno, odori di legna bruciata, profumi di brovada, risate da privata e poi "in sto moment de sogno ciàpa ala i recordi a vose". Pensi alla bora che "se lementa un zespar, disperà pal ramàz per ta la note " onde onde 'l xe  ndà?"
Non solo su Trieste, ma anche qui è giunta, nel cuscinetto tra contee e territori che mai si son amati e da sempre divisi,  tra la patria del Friuli e l'alabarda rossa furente di Trieste ora ulula più che mai il vento dell'Est. "Sbusina la bora de l'anema Senza vose". Che spazza via ogni cosa, anche quella fumata che conduce la Bisiacaria nel purgatorio dantesco, né inferno, né paradiso, e "de bando zèrco le strade perse ta penze tele de ragno in 'sta fumata scarpida de zento man vago tastando".

Un piccolo omaggio ad un grande poeta della Bisiacaria, Silvio Domini.
p.s le parti virgolettate sono versi di alcune poesie di Domini.

Marco Barone 

Commenti

Post popolari in questo blog

Una storia per bambini della scuola primaria nella giornata Mondiale della Gentilezza

Come calcolare capienza di una piazza durante manifestazione?

Bruxelles e le vetrine hot