Il tempo si è letteralmente fermato alla stazione di Miramare di Trieste

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Un gioiellino liberty di epoca asburgica, che consente di arrivare al castello di Miramare, attraversando il polmone verde di Trieste, che affascina il viaggiatore, perchè il tempo si è fermato in via Beirut, a  Grignano come in nessun altro luogo a Trieste.  Un gioiellino che è ora chiuso, ora aperto, ma che necessita di essere valorizzato, riqualificato. Purtroppo già in passato preso di mira da azioni di vandali, ragione per cui venne eliminato il glicine che caratterizzava la pensilina esterna, preso di mira con vandalismi che hanno comportato spese per migliaia di euro da parte di RFI per effettuare interventi di restauro di natura  conservativa. Quella piccola stazione affascina e non ha eguali in Italia, ed è auspicabile che si possano trovare le risorse, gli intenti, la volontà, per farla ritornare ai fasti di un tempo. Purtroppo il tempo fa il suo corso e dei lavori di manutenzione sono necessari per ripristinare quel bene storico che viene invidiato da chiunque si soffermi a

22 mesi di prese in giro su Giulio Regeni



25 gennaio 2016, 3 febbraio 2016. Due date, una sola storia. Una storia di violenza, brutalità immane. Una storia che neanche la mente più diabolica ed infame e sottile riuscirebbe ad inventarsi, per quanto macabra, per quanto figlia di quel male di cui è imperniato il sistema di potere egiziano e di chi ne è complice anche sulle rive italiane.

Una storia fatta di morte, di tortura, di sogni spezzati, di lacrime non versate, una storia dove il tempo si è letteralmente fermato al momento del buio, quel buio egiziano che ha condotto nel tunnel della peggior miseria e cattiveria umana ogni spirito umano, per frantumarlo, spazzarlo via. Non vi è nulla di umano in questa storia, una storia fatta di depistaggi, di altre morti, di fango gettato sulla pelle di un ragazzo la cui unica colpa era quella di essere stato attratto da un Paese come l'Egitto per studiarlo, conoscerlo.

22 mesi di verità soppressa. E quando il ministro degli esteri egiziano ti dice che L'Egitto "non ha alcun interesse a sopprimere la verità", qui si può chiudere il discorso. Perchè la verità l'hanno soppressa eccome.

L'Italia si è chinata all'Egitto, Roma a Cleopatra, i 2000 anni di rapporti economici hanno prevalso, i 5 miliardi di affari erano un peccato di gola enorme a cui non si poteva non cedere. Ed hanno ceduto.

D'altronde l'altro non signor ministro, Alfano, è stato chiaro quando ha detto da parte sua che è ora che l'Europa "investa senza paura nel Mediterraneo e da lì verso l'Africa, perché il ritorno sarà enorme". Il Mediterraneo “è un mare che unisce e non divide l'Africa e l'Europa. E' una piattaforma di connettività globale tra Europa, Africa e con il mondo, basta pensare al raddoppio del canale di Suez o alla nuova Via della seta cinese. O ancora di connettività energetica, pensate alle ultime scoperte dei nuovi giacimenti in Egitto, ma è anche piattaforma di connettività culturale"

Amici come prima e più di prima.

Rapporti addormentati e non interrotti, quando venne ritirato l'ambasciatore italiano dall'Egitto. Atto mai digerito da quel Paese, ed ora si muovono come se non fosse mai accaduto nulla. Ci consegneranno una storia di bugie, per l'ennesima volta. Fino a quando ci sarà quel sistema di potere su Giulio e su tutti i ragazzi e le ragazze scomparsi e scomparse in Egitto, non vi sarà mai nessun tipo e forma e sostanza di verità e giustizia. 
 
Giulio è stato trattato come un ragazzo egiziano, è stato detto, è vero, sequestrato, torturato, ucciso come un giovane egiziano. 22 mesi di prese in giro su Giulio, ma nulla è eterno, tutto è mutabile, i castelli di sabbia crolleranno, le acque sono sempre più agitare, più grosse, più in movimento e si stanno preparando per abbattersi sull'Egitto, travolgere quel sistema criminale che ha soppresso ogni idea di diritto umano, di dignità. Questo mare in tempesta ed in movimento si chiama solidarietà, una solidarietà che non conosce frontiere e confini, è solo una questione di tempo, nulla di più nulla di meno.

Marco Barone 

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