Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Quella frammentazione di uffici regionali e istituzionali tra la Venezia Giulia ed il Friuli

Quanto accadde in Calabria, con la rivolta violentissima degli anni '70 che ebbe come pretesto il trasferimento del capoluogo di Regione a Catanzaro, segnò la storia di questo Paese.  In Calabria si toccò sicuramente l'apice della frammentazione regionale. D'altronde le regioni avrebbero lo scopo di essere un contenitore che si inseriscono all'interno del contenitore più grande chiamato Italia che racchiude tante realtà identitarie e specifiche e spesso difficilmente in connessione tra di loro.
Ed ecco allora che in molte regioni d'Italia troverai una duplicazione di uffici istituzionali e regionali che non rispondono ad alcun criterio di razionalità amministrativa ed organizzativa, ma semplicemente esistono per accontentare alcune realtà.
Pensiamo al caso del Friuli Venezia Giulia, una piccola regione ma che sarebbe costituita da almeno due regioni distinte, il Friuli e la Venezia Giulia. Quanti sono i palazzi regionali, le articolazioni istituzionali frammentate tra Trieste capoluogo del FVG ed Udine capoluogo del Friuli? 
Ma cosa accadrebbe se alcuni uffici del Friuli dovessero chiudere baracca per trasferirsi lì dove sarebbe naturale che trovassero la giusta collocazione, cioè nell'unica città capoluogo di Regione? Trieste? Si parlerà di Trieste centrismo, e tante altre cose note, spesso stonate.
Ci possiamo ancora permettere una frammentazione amministrativa del genere oggi? Forse è più facile arrivare a definire due Regioni, quella del Friuli e della Venezia Giulia piuttosto che veder ridimensionato il ruolo di Udine a favore di quello di Trieste, pur il tutto rispondendo ad una tanto semplice quanto banale questione di razionalizzazione amministrativa. Il Procuratore Capo di Trieste Mastelloni ha posto un chiaro esempio al TG3RaiFVG affermando che senso ha avere "il raggruppamento speciale dei Carabinieri  ad Udine, il NAS ad Udine, il nucleo patrimonio artistico ad Udine, essendo Trieste la sede distrettuale dovrebbero essere trasferite a Trieste nella città deputata a trattare i reati distrettuali." 
E questo discorso dovrebbe o potrebbe valere anche per altre articolazioni pure di carattere Regionale. Certo, è anche vero che in FVG ora esistono ben 18 UTI in sostituzione delle 4 province abrogate ed a pensarci bene la logica della frammentazione è parte integrante forse della storia di questa piccola regione italiana.

Marco Barone

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