Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Il re Umberto I, il crocefisso e il Presidente della Repubblica



Ciò che non divide, unisce. Unisce quell'orologio a pendolo da parete, il tempo non potrà mai cancellare ricordi, nostalgie, sentimenti e passioni, giuste o non giuste che queste fossero. Unisce quel crocifisso nel senso di quel conservatorismo, di quella religione che è parte vitale, integrante, sistemica dell'Italia ante Repubblica e post Monarchia. Dal Regno alla Repubblica, sotto la continuità del cattolicesimo. Papi, vescovi, cardinali, chiese, preti e suore, sono l'ossatura eterna dell'Italia. Ossatura costituzionalizzata.

Alla tua destra vi è la foto che ritrae Re Mitraglia, che, come tutti i personaggi controversi della storia, sopravviveranno a qualche attentato per poi morire di attentato. Così sarà per Re Umberto I nel 1900. Secolo iniziato con la morte di un Re e finito con quel sentimento che consentirà nel 2002 il ritorno dei Savoia in Italia.

Cent'anni passano in fretta. La monarchia è presente nel cuore di una vecchia Italia che esiste. Basta vedere quante sono le vie, scuole piazze, ospedali, monumenti, circoli dedicati ai vecchi re. Una marea infinita e mai messi in discussione. E non solo nel Sud Italia come si potrebbe immaginare, ma sicuramente nel Sud Italia, perchè qui il sentimento monarchico è stato più forte e dove si è convinti che il famoso referendum che sancì il passaggio dalla Monarchia alla Repubblica fu un capolavoro di truffatori, perchè vinse la Monarchia.

Poco importa. Doveva vincere la Repubblica, qualche inganno poteva essere anche legittimo dopo anni ed anni immemori di re e regine. Una pagina che si doveva chiudere. Basta sentir urlare viva il re, viva la regina.

Ma non sentirai neanche gridare viva il Presidente della Repubblica. Alla tua sinistra vi sarà la foto dell'attuale Presidente della Repubblica. Il re non cambia, il Presidente sì.

Questa è la storia di quello spazio, dove si gioca a carte, si discute innanzi ad una TV vecchia, di quelle da museo, uno spazio dove il tempo si è fermato per sempre.

Marco Barone

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