La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Momenti di memoria storica vivente per Ronchi

Seduti al bar, a condividere un caffè, rigorosamente nero. Anche se non sei a Trieste, anche se fino al '47 Ronchi ha fatto parte di Trieste, continuerai ad ordinare il caffè alla triestina, in un territorio cuscinetto tra il Friuli e la Venezia Giulia. D'altronde è noto che Trieste ha un rapporto stretto con il caffè, si contende il titolo di città del caffè con Napoli.
Li osservi mentre si guardano negli occhi mentre parlano, come facevano gli uomini di una volta, li osservi mentre gesticolano cercando di trasportarti in un viaggio nel passato. 
Un passato oggi inconcepibile per le nuove generazioni europee che nulla sanno di guerra e guerre. Sembrano storie vecchie, vecchissime, di epoche che sei abituato a vedere in bianco e nero, mai a colori, al massimo in qualche foto ingiallita, o documentario messo a nuovo, sembrano fatti e momenti usciti da qualche romanzo storico. Eppure quelle sono le  storie che  in quel momento si raccontano Mario Candotto, partigiano e deportato politico e Milos che quando gli chiederai come è stato entrare a Trieste nel maggio del '45, lui farà un salto di gioia dicendo " bellissimo". 
Tra i primi partigiani ad essere entrati in una Trieste che verrà liberata il primo maggio del '45 dall'occupante nazifascista. 
Il giorno dopo arriveranno le truppe neozelandesi. Si raccontavano momenti di guerra, di quando non si riusciva a dormire per notti intere, della fame e dell'inevitabilità che comporta la guerra anche se di liberazione, ma pur sempre guerra con le sue regole scritte o non scritte, fatta di dettagli e particolarità che segneranno la vita e la memoria di tanti.
Insomma, momenti di storia per Ronchi.

Marco Barone

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