Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

A Ronchi si illumina per la prima volta il palazzo del Comune

Costruito negli anni '20, architettura di inizio fascismo, palazzotto in stile veneto, con i simboli di quel periodo con il quale il fascismo da un lato cercava di dimostrare l'italianità dei luoghi, snaturandone anche la storia e l'origine. Come il leone della serenissima, la lupa capitolina, sulla ringhiera del balcone del Palazzo e soprattutto, anche se poco visibile, la scritta che richiama la marcia di Fiume ed il nome Ronchi dei Legionari. Fiume verrà annessa all'Italia sotto il fascismo, tramite la marcia eversiva partita casualmente da Ronchi, da cui prenderà il nome questa località, in modo inappropriato, passando da Ronchi di Monfalcone a Ronchi dei Legionari. Ma come ben sanno i ronchesi Ronchi è di Ronchi e basta. 
Un palazzo inaugurato nel 1925, proprio nell'anno in cui Ronchi adotterà ufficialmente il suo nuovo nome, dopo aver assegnato a Mussolini la cittadinanza onoraria che gli verrà revocata solo nel 2014.  Meglio tardi che mai.


Un palazzo che racconta la storia, passando da targhe aggiunte nel tempo, come quella del primo millenario dell'esistenza del nome di Ronchi,  oppure  al suo interno, con le varie onorificenze, a partire dalla Medaglia d'Argento per il contributo dato da Ronchi alla resistenza, al tributo dato dalle donne di Ronchi nel corso della sua storia, al gemellaggio con Metlika e Wagna, ed altri pezzi di storia raccolti attraverso alcune opere artistiche donate da alcuni artisti. E per la prima volta si illumina il Palazzo in modo dignitoso per essere il luogo Istituzionale chiamato a rappresentare la comunità di Ronchi. Per un lungo periodo vi era un faretto che dava una sfumatura di luce al palazzo del Comune, ma era veramente orripilante.


Dove contrariamente ad altri palazzi municipali, non vi è la scritta Municipio.  Fari a led, che illuminano la facciata di Piazza dell'Unità d'Italia e quella lungo via Roma, accesi in questo 30 ottobre del 2017, funzionali a curare un minimo di estetica in un Comune che non è certamente ricco di bellezze architettoniche, ma che offre sicuramente qualche angolo interessante e da apprezzare.

Marco Barone

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