La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Se per la Regione FVG le priorità alla Fincantieri sono le strade mentre ritarda il protocollo di legalità



Ai primi di novembre 2016 si è svolto l'incontro, presso il palazzo della Regione del FVG, su alcune problematiche riguardanti la Fincantieri di Monfalcone. I problemi sono ultra noti, molti dei quali iniziati alla fine degli anni '90, con l'esasperazione della esternalizzazione, nell'ottica di quella globalizzazione che nella società di oggi ha comportato un mero impoverimento dei diritti sociali e ridotto ai minimi termini i diritti del lavoratori. I dipendenti diretti nello stabilimento monfalconese oggi sono meno di 1500 rispetto ai 5.000 che mediamente operano ogni giorno. In un territorio ove è ben nota la presenza della camorra ed anche della 'ndrangheta e dove la disoccupazione è enorme, nella provincia di Gorizia si arriva a circa al 10% della popolazione ivi residente, se non di più.

Per la Regione, a quanto pare, non si è perso tempo per procedere alla progettazione della bretella di Panzano, la cosiddetta via dei canneti, che consentirà di deviare il traffico dal centro abitato i cui lavori potranno essere avviati all'inizio del prossimo anno ed entro la fine del 2017 la strada dovrebbe essere realizzata. Oppure il progetto del Comune di Staranzano, finanziando la progettazione dell'accesso alla zona industriale Schiavetti Brancolo che si svilupperà all'interno del Consorzio, sempre nell'ottica di migliorare la viabilità della zona. Cose necessarie, certo, forse, chissà.

Ma emerge una grande perplessità sulle motivazioni adottate sulla questione del protocollo della legalità. Nel Comunicato del 4 novembre si legge: "La presidente della Regione ha approfondito, poi, le tematiche sugli appalti e sui subappalti a partire dal protocollo di legalità, strumento preventivo verso possibili tentativi di infiltrazione negli appalti da parte della criminalità, che dovrebbe essere sottoscritto da tutti gli stabilimenti Fincantieri a livello nazionale. Come è stato indicato, sono necessarie le linee guide nazionali per poi procedere a livello locale che avrà una sua specificità per lo stabilimento monfalconese e sul quale la presidente ha ribadito il suo impegno. Serracchiani ha altresì sottolineato l'importanza dei controlli e della legalità e si è inoltre fatta carico di promuovere un ulteriore incontro con l'Azienda per trovare delle soluzioni ai temi affrontati oggi."

Aspettare la linea nazionale? Mi spiegate, allora, perchè ad Ancona nel 2015, per la durata di tre anni, un patto di legalità con la Prefettura è stato stipulato? Con esso la Prefettura di Ancona e la società Fincantieri S.p.A. hanno stabilito una cooperazione rafforzata al fine di prevenire e ridurre i rischi di infiltrazioni e interferenze della criminalità organizzata in tutte le attività della società Fincantieri S.p.A. svolte nel cantiere di Ancona. Nel teso del protocollo si legge che "Il partenariato strutturato si applica ai fenomeni di criminalità organizzata, nonché a tutti i fenomeni di criminalità comune che rivelino, per la loro natura o per le loro modalità esecutive, possibilità di collegamenti con la criminalità organizzata o con forme di illegalità diffusa contigue alla stessa criminalità organizzata":

Ed emergono diversi strumenti, come “Piani Operativi di Sicurezza Antimafia” (POSA), attivazione di servizi di “business intelligence” in via continuativa e su tutta la filiera di imprese operanti presso il proprio cantiere di Ancona (Appaltatori o subappaltatori) per le verifiche della sussistenza dei requisiti reputazionali, tecnici, economici, patrimoniali e finanziari, in fase sia preventiva che successiva all’assegnazione di lavori e/o servizi e trasmissione degli esiti alla Prefettura a supporto preliminare delle informative antimafia; estensione delle verifiche ai fenomeni del lavoro nero e alla sicurezza dei luoghi di lavoro; “Revisioni Antimafia Indipendenti” (R.A.I.): attivazione su tutta la filiera di imprese operanti presso il proprio cantiere di Ancona a campione o su segnalazione di controlli revisionali indipendenti, su efficienza, efficacia ed effettività delle misure e delle procedure operative antimafia in esecuzione.

Certo, non è che il protocollo di legalità risolve tutti i problemi, e difficilmente risolverà quelli storici di Monfalcone, che hanno origine politica, storica e sociale ben nota, però delle perplessità sorgono sul fatto che a Monfalcone questo protocollo latita.

Marco Barone 

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