La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Cent'anni fa ieri come oggi, la libertà di stampa continuamente a rischio



Il Piccolo è il giornale della Venezia Giulia che subì anche l'incendio della propria sede il 23 maggio del 1915 quando l'Italia decise di voltare le spalle all'alleato, mal sopportato di ieri, l'Austria, per dichiarargli la guerra. Una guerra catastrofica. Ma Trieste nel corso della sua storia conobbe diverse aggressioni, minacce, che hanno riguardato il mondo della stampa, assalti voluti dai nazionalisti, dai fascisti contro i giornali sloveni e comunisti, per arrivare ai fatti di oggi dove chi esercita l'informazione, bella o brutta che sia, viene non sindacato attraverso gli strumenti della dialettica democratica, ma aggredito, minacciato, finisce anche sotto scorta. Interessante notare quanto accadde nell'ottobre del 1907 proprio al Piccolo di Trieste. Un fatto che giunse all'attenzione del Consiglio direttivo dell'Associazione della stampa di Roma che si è occupato di un episodio increscioso accaduto ad un redattore del Piccolo, colpito dall'Autorità giudiziaria per non aver voluto rivelare i nomi delle persone presenti ad una riunione alla quale assisteva. Venne votato il seguente ordine del giorno: "Il Consiglio direttivo, ecc., ecc., esaminato l'incidente di Trieste, dal quale si desume l'intervento e la pressione dell'Autorità giudiziaria rivolta ad obbligare un reporter del Piccolo a deporre in un processo penale ed a trasformare la libera funzione e la dignitosa opera di pubblicista in una più o meno diretta e certo non vagheggiata, nè lusinghiera collaborazione alle indagini degli agenti di pubblica sicurezza sui responsabili presunti di un reato politico; ravvisa in questo fatto una limitazione, una coartazione ed anche una umiliazione dell'alta e libera missione della stampa; trova legittimi  il risentimento e la protesta dei colleghi del Piccolo, e rimanda all'assemblea dei soci professionisti di discutere e deliberare intorno all'importante questione di dignità e di libertà professionali". 

Verrebbe da dire cent'anni addietro come oggi, e c'è da riflettere ma anche agire perchè senza libertà di stampa, non c'è Costituzione che tenga.

 mb 

fonte archivio storico La Stampa

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