Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Onore e rispetto per l'eroe nazionale sloveno Tomazic e per i patrioti sloveni Bobek, Vadnal, Kos, Ivancic



La provocazione ignobile di quell'organizzazione neofascista che cerca visibilità con iniziative che non fanno ridere neanche i polli per quanto ridicole, ora si sono scagliate nella Venezia Giulia, dopo un periodo di assenza e vuoto, contro antifascisti sloveni vittime del tribunale speciale fascista le cui sentenze sono carta straccia ma in quel tempo determinarono morte. Con il processo del 1941 si processarono esponenti del TIGR, organizzazione che lottava per abbattere lo stato fascista e rivendicare territori che erano stati deslavizzati da politiche criminali di italianizzazione forzata fascista. 5 giovani ne furono vittime il 15 dicembre 1941, i patrioti sloveni Pinko Tomažič, Ivan Vadnal, Viktor Bobek, Simon Kos e Ivan Ivančič, fucilati presso il poligono di tiro di Opicina.





Purtroppo le loro salme vennero trasportate nel cimitero cimitero di Fontane di Villorba, in località Chiesa Vecchia senza che le famiglie sapessero nulla. Ciò chiaramente per evitare che diventassero meta di 'pellegrinaggio' antifascista. Solo dopo la fine della guerra le salme ritornarono a Trieste dove il 28 ottobre 1945 vennero celebrate esequie solenni in Piazza Unità d’Italia. Nel 1958 Pinko Tomažič è stato proclamato eroe nazionale e nel 1997 il Presidente della Repubblica di Slovenia ha decorato con medaglia d’oro alla memoria gli altri quattro patrioti sloveni antifascisti. A queste persone, onore e rispetto.

mb

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