La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Il quarto natale senza verità e giustizia per Giulio Regeni

L'immagine copertina di questo natale è un disegno di Massimiliano Riva condiviso dal profilo Giulio Siamo Noi. Un babbo natale senza alcun sorriso, con il cappello in mano, in segno di lutto, rispetto e soprattutto di imbarazzo, poiché è anche in questo natale senza nuove notizie, oltre che soprattutto senza Giulio. Suona al campanello, giallo, della famiglia Regeni.  In questo natale 2019, sono tantissimi i messaggi di vicinanza alla famiglia di Giulio. E ciò è un qualcosa di straordinario. Quattro anni sono tanti, sono una enormità, ma anche un niente. Quando il tempo è sospeso, questo sembra non trascorrere mai, eppure trascorre. E siamo al quarto natale senza verità e giustizia per Giulio. Ed il 25 dicembre, come è noto, coincide con quel 25, quel giorno maledetto, di quel gennaio 2016, quando Giulio venne sequestrato dagli apparati di sicurezza nazionale egiziani. Giulio è diventato un simbolo universale delle violazioni dei diritti umani e di resistenza. Sappiamo bene cosa ha dovuto subire Giulio, e come lui, tanti altri ragazzi, in quel terribile Paese che è l'Egitto dittatoriale di Al Sisi. Sappiamo bene cosa sta succedendo con quel Paese. Abbiamo perso il conto dei memorandum, degli accordi, dei patti, stipulati con un regime dittatoriale terribile. Sappiamo bene che l'unico accordo che non si vuole fare è quello che spalancherebbe le porte dell'onestà, della giustizia, della verità, quella che spalancherebbe le porte della galera ai criminali di quel regime che hanno ammazzato Giulio, per loro e per i loro complici. Sappiamo bene che in Italia c'è un ramo, piccolo, ma importante, delle Istituzioni che non si arrende all'evenienza dei fatti. Il martello continua a battere contro quel chiodo fino a quando le crepe del muro diventeranno incontrollabili. E queste crepe, crescono, giorno dopo giorno. Il muro dell'omertà mafiosa, della non verità e della non giustizia crollerà. Non sarà domani, forse neanche dopodomani, ma crollerà. Perché la società civile ha ben capito che questa "causa" può essere fondamentale per tante altre cause che ancora oggi non conoscono verità e giustizia, in Italia, dove l'elenco è lunghissimo, come nel mondo. Siamo al quarto natale senza verità e giustizia per Giulio. Gli hanno scippato la vita, in Egitto. Un Paese meraviglioso, dal popolo meraviglioso, ma che vive dal luglio del 2013, dal colpo di stato che ha portato al potere l'attuale dittatore, il suo inferno.  Un inferno legittimato da strette di mano e pacche sulle spalle di chi professa meravigliose parabole, dice magari di ritrovarsi anche nei principi religiosi e spirituali del natale, ma poi nella realtà, scende a patti con il diavolo e questo diavolo si chiama l'Egitto di Al Sisi.

mb

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