C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

La beffa di D'Annunzio,svaligiato dai suoi stessi legionari

Altro che beffa di Buccari. Ma la vera beffa, D'Annunzio, il "duce divino" come si faceva chiamare in una Fiume invasa da prostitute e cocaina e fiumi di alcool, la visse durante l'occupazione della città che aveva come scopo quella di sottrarla ai croati considerati di "razza inferiore" per annetterla all'Italia. Nei giorni finali di quella scellerata marcia. Tra il 4 e 5 gennaio del 1921 i legionari, si preparavano a lasciare la città, cacciati a calci nel sedere, oltre che cannonate. Di Fiume si ricorda che venne presa senza sparare un colpo, ma si ricorda sempre con difficoltà che si concluse in modo violentissimo, con una sessantina di vittime,dove per la prima volta si spararono tra loro militari italiani, regolari ed eversori. Ciò grazie all'ostinazione di chi per capriccio divino non voleva abbandonare Fiume, D'Annunzio. Mentre i legionari lasciavano la città, chi per mare, chi per terra, venne, il poeta amante della guerra, svaligiato. Svaligiato dai suoi stessi legionari. Come si legge nell'articolo della Stampa del 5 gennaio del 1921 che diede gran risalto a quel fatto evidenziando che ebbe luogo un colpo di mano, "uno dei tanti colpi di mano che D'Annunzio consentì e premiò nel passato" ora "rivolto contro di lui". Si parlava di milioni frutto del sequestro del Cogne, oltre che a vari documenti contenuti sempre nella cassaforte della Reggenza fiumana. Reggenza che anticipò il fascismo. Da ricordare che durante gli atti di pirateria criminale a Fiume le navi mercantili deviate  furono: nel 1919 - Venezia (19 settembre), William, (29 settembre), Presidente (2 ottobre), Persia con importante carico d’armi (7 ottobre), Ravenna (17 ottobre), Trapani (17 dicembre); nel 1920 - Taranto (18 gen­naio), Vragnizza (19 marzo), Baro Feyervary con oltre 5000 tonn. di grano (7 maggio), Cogne (6 settembre). Rimane il fatto che se la si vede dal punto di vista tragicomico quella di D'Annunzio potrebbe essere una storia alla Fantozzi, peccato che da ridere, però, alla fine vi sarà ben poco. Perchè la guerra da lui sostenuta e voluta fu una carneficina, come una carneficina fu Fiume, oltre che un disastro per il futuro dell'Italia poichè pose le basi per il ventennio fascista.

mb

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