La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Se tutti i morti sono uguali nell'Italia che non ha avuto la sua Norimberga

Che siano gialli, verdi, rossi, neri, blu, che abbiano tutti i colori dell'arcobaleno, poco importa. Innanzi alla morte si è tutti uguali e la pietà umana va rispettata. Pertanto, è giusto poter piangere i propri morti. Questo è il ragionamento tipico, che in particolar modo in Italia, trova piede dalla fine dei tempi della guerra. Un Paese che non ha avuto storicamente la sua Norimberga, e le conseguenze si sono viste. Una mancata Norimberga ha significato una de-responsabilizzazione storica del Paese. Ma ciò non è avvenuto per caso. E' avvenuto per ragioni che ha la storia ha ben evidenziato. Il famigerato pericolo "rosso". Nel nome del quale si è avviata una "democratizzazione" del fascismo, che perdura sino ad oggi, per contrastare l'avanzata dell'Unione Sovietica, nonostante, già nell'immediatezza del '48 con la rottura del Cominform fu proprio la Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia a fungere da cuscinetto tra l'Italia e l'Unione Sovietica, i cui rapporti si ricuciranno solo alla morte di Stalin. Chi ha contribuito alla liberazione del Paese, le forze alleate americane, hanno consentito la legittimazione politica di realtà che solo qualche anno prima avevano combattuto sul terreno, aspramente, perchè c'era un nemico in comune da fronteggiare. Cadrà il muro di Berlino, cadrà l'Unione Sovietica, ma resisterà la NATO e soprattutto continuerà a persistere la legittimazione di forze fasciste che fanno politica alla luce del sole, nonostante una Costituzione violata nei suoi principi fondamentali fin dalla sua nascita. Questo è il contesto storico del perchè tutti i morti in Italia possono essere uguali, attraverso la scusante della pietà umana. D'altronde già nell'800 si scriveva che, "nella democrazia dei morti tutti gli uomini sono finalmente uguali. Non vi è né rango né posizione né prerogativa nella repubblica della tomba." Così un politico americano di fine '800, John James Ingalls. La differenza la fanno, però, i vivi. Con la memoria storica che vogliono preservare e consegnare alle nuove generazioni. E ciò che si sta facilitando in Italia, sotto lo spirito della "memoria condivisa" è che tu sia che fossi dalla parte delle vittime che da quelle del carnefice può non fare differenza, tutti, in quanto morti, meritano di avere un fiore. Il problema si pone quando questo fiore non è più affare privato ma viene accompagnato da commemorazioni politiche, legittimazioni istituzionali, in una cornice che sulla carta dovrebbe essere ostile a questo modo di fare e concepire la "storia".

mb

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