Il '900. Il secolo più devastante dell'umanità. Un secolo che nella sua brevità, ma catastrofica intensità ha minato profondamente i valori supremi dell'umanità, frutto della
più importante rivoluzione culturale e sociale conosciuta dal mondo,
quella francese.Libertà, uguaglianza, fratellanza. Principi meravigliosi che saranno a
fondamento dell'universalità dei diritti umani.Principi cardini diventati guida suprema morale ed etica per quel riscatto passato dalla Resistenza, attraverso i suoi plurimi volti, attraverso il sentimento di costruire un nuovo ordine sociale globale dove questi ideali potessero essere cosa reale, tangibile e non solo cosa astratta o da città del sole campanelliana o utopismo platonico. Nascono trattati, i Paesi che guardano alla democrazia come faro della nuova civiltà, pur nella sua imperfezione assoluta, si dotano di Costituzioni, sempre moderne rispetto alla regressione sociale e culturale che la nostra società oggi conosce. La scuola è l'asse portante di ogni civiltà democratica che voglia perseguire come massimo insegnamento la condivisione, la globalizzazione dei diritti, l'universalità dei diritti, la cittadinanza attiva. Siamo tutti nati sotto lo stesso cielo, si racconta. Ma non tutti abbiamo la stessa sorte, lo stesso diritto alla felicità e la stessa dignità. Quando la scuola diventa terreno di esclusione, dove seminare il vento dell'esclusione, quando si impongono scelte che tra simbolismi e limiti vanno contro la logica dell'inclusione, si spalancano le porte ai nuovi ghetti sociali. Il buon senso si è perduto per le strade di Monfalcone e Trieste, ancorate a quel secolo breve che ha cagionato sotto il segno del prima gli, sofferenze, diseguaglianze, esclusioni, emarginazione. Non è questa la strada che vuole intraprendere il ventunesimo secolo. Le nuove generazioni non comprendono queste logiche anacronistiche, le ripudiano, le respingono. Si sta determinando un distacco tra chi governa la cosa pubblica e le nuove generazioni a dir poco impressionante. Un distacco che rischia di compromettere le basi della democrazia.
Marco Barone
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